Lo “zoo Ogm” potrebbe arricchirsi di un nuovo ospite: il gatto senza istinto predatorio. I tempi in cui il felino di casa omaggiava i proprietari con le carcasse di uccellini e roditori, infatti, potrebbero essere agli sgoccioli. Secondo uno scienziato della Bristol University, presto i gatti potrebbero essere modificati geneticamente per rimuovere dal loro Dna l’istinto del cacciatore, dal momento che i moderni proprietari non amano questa primitiva usanza. E, almeno nelle nostre case, non c’è più bisogno dei gatti per eliminare i topi. Secondo il veterinario e scrittore John Bradshaw la propensione alla caccia nel gatto è determinata da appena 15-20 geni, che – una volta identificati – potrebbero essere “silenziati” per rendere gli animali più tranquilli, come ha detto l’esperto al Cheltenham Science Festival. Inoltre, molti gatti cacciano ma non mangiano le prede, dal momento che preferiscono il sapore del cibo offerto dal proprio padrone. Insomma, presto “dovremo selezionare gatti che non cacciano”. Una provocazione forse da parte dell’autore di “Cat Sense”, ma pur ammettendo che questa operazione comporterebbe togliere una parte della sua essenza al gatto, l’esperto si dice convinto “che ciò sia inevitabile”, parlando al quotidiano britannico Telegraph. Un’impresa non impossibile, dal momento che l’intero genoma del gatto è stato già mappato. Il gatto geneticamente modificato per non cacciare i topi sarebbe in buona compagnia nel cosidetto “zoo Ogm”: tori senza corna per non ferire i compagni di allevamento, suini immuni dalla febbre e salmoni adulti e ben pasciuti in metà tempo sono già una (un po’ triste) realtà. Ne abbiamo scritto qui e qui su 24zampe. (nella foto un’opera di Antonio Ligabue “Gatto con topo”, olio su tavola di faesite, 1956-57, da collezione privata, in mostra al Palazzo Reale di Palermo fino al 31 agosto)