La stagione venatoria si chiuderà oggi, domenica 31 gennaio con un bilancio, finora, di 17 morti, contando la tragica uccisione,da parte del padre, del 15enne di Bovolenta colpito ieri da una fucilata. E poi 67 feriti, di cui 15 non cacciatori (3 minorenni), per armi da caccia in ambito venatorio (sommando la ventina di infarti e malori che ci sono stati durante l’attività, si arriva alle 36 vittime dichiarate ieri da Animalisti italiani). I dati, stilati dall’Associazione vittime della caccia, viengono rilanciati dalla Lega Anti Vivisezione (Lav). Sul fronte del bracconaggio, per Cabs (Committee Against Bird Slaughter), il 78% dei reati venatori sono commessi da persone munite di licenza di caccia o che l’hanno posseduta in passato. Nei tre mesi di massima migrazione degli uccelli, fra settembre e novembre, sono stati perpetrati il 58% di tutti i reati riscontrati nell’anno, “a dimostrazione del fatto che il bracconaggio in Italia sia ancora legato all’uccellagione”.
Al bracconaggio contro i piccoli uccelli migratori si unisce – sottolinea il Wwf – la caccia al lupo, su cui i bracconieri negli ultimi 3 anni si sono accaniti. Trappole, lacci, bocconi avvelenati e impatti mortali con le auto sono stati letali per il 20% della popolazione italiana di questo animale. Per Massimo Vitturi della Lav si tratta di “un quadro preoccupante destinato a peggiorare a seguito della dismissione delle polizie provinciali (PP) voluta dal governo Renzi, fatto che comporterà l’azzeramento della vigilanza e repressione dei reati in ambito venatorio”. Dello stesso avviso la Lipu e il Wwf, che chiede il mantenimento delle funzioni di tutela della fauna finora svolte dalla Forestale, insieme all’adeguamento dell’Italia alle regole Ue e alla discussione in Parlamento della legge quadro per la tutela della biodiversità.