Stefanie Dathe mostra una dei selfie scattati da Naruto, la scimmia bonobo al centro della disputa sul copyright di cui si parla nel post sotto, esposti al museo Villa Rot di Burgrieden, Germany, fino al 19 giugno 2016. La mostra si intitola “Me, Myself and I – Selbstdarstellung im digitalen Zeitalter” (Me, Myself and I – Autoritratti nell’era digitale) EPA/STEFAN PUCHNER
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Il diritto d’autore non tutela i macachi. Lo ha stabilito un giudice federale degli Stati Uniti, che ha dato una prima risposta a una domanda solo apparentemente semplice: “Se una scimmia scatta una foto, di chi è la foto?”. Domanda lecita, dopo il più famoso selfie del mondo animale, quello scattato da un raro macaco nero crestato del Sulawesi, di nome Naruto (foto), incuriosito dall’attrezzatura di un fotografo inglese.
Era il 2011 quando il macaco si scattò la foto che fece il giro del web. La storia completa l’abbiamo raccontata qui su 24zampe. Una foto, naturalmente, diffusa dal fotografo, David Slater, come se a scattarla fosse stato lui. Foto che Wikipedia, per esempio, decise di pubblicare attribuendone la proprietà al macaco, per non dover pagare i diritti d’autore al fotografo. La questione è stata portata in tribunale dalla Peta, l’organizzazione noprofit statunitense che si occupa dei diritti degli animali, che ha fatto causa a Slater, chiedendo di amministrare i proventi della foto di Naruto, il presunto artefice dell’autoscatto.
Il giudice William Orrick ha stabilito che il copyright non si applica a Naruto e che la foto – una delle tante scattate dai macachi con l’attrezzatura del fotografo – è da attribuire a Slater. Il giudice ha spiegato che il presidente degli Stati Uniti o il Congresso avrebbero il potere di estendere i diritti sanciti dal Copyright Act – la legge sui diritti d’autore – agli animali, ma finora non l’hanno fatto.
L’avvocato della Peta, Jeff Kerr, ha detto che il suo cliente sta riesaminando le sue opzioni legali. “Anche se siamo delusi, festeggiamo il fatto che questo è un caso storico“, ha detto. “Per la prima volta stiamo sostenendo che un animale può avere una proprietà sua, piuttosto che essere semplicemente un pezzo di proprietà esso stesso.“