L’Aidaa contro Vittorio Sgarbi in nome delle capre. “Una provocazione contro chi delle provocazioni ha fatto un modo di vivere”, spiega l’Associazione italiana difesa animali ed ambiente, che ha deciso di presentare un esposto alla Procura di Ferrara per denunciare il critico d’arte, avvezzo ad additare i suoi numerosi follower (e i detrattori, soprattutto) come simili dell’animale. All’autorità giudiziaria si chiede di “verificare se l’uso spregiativo del termine `capra´ che lo stesso critico d’arte usa a sproposito non sia un incitamento al maltrattamento di animali, oltre che un uso scorretto della lingua italiana. Nella descrizione della specie animale capra, infatti, si legge che la stessa è tra gli animali più intelligenti che esistano”. L’associazione invita anche Sgarbi a andare a vivere tre giorni con i pastori per imparare, pascolando le capre, quanto siano intelligenti.
La replica di Vittorio Sgarbi non si fa attendere: “Ringrazio l’Aidaa – afferma Sgarbi – condividendo pienamente le loro posizioni. Infatti, avendo evitato di legare al sostantivo capra qualunque aggettivo, ho sempre inteso `capra´ come un complimento, considerando di molto inferiori alcuni uomini. Suggerisco, comunque, all’Aidaa di fare un esposto anche contro Gesù Cristo che, identificandosi nel `buon pastore´, ha riconosciuto negli uomini le sue pecore”, conclude il critico d’arte.
A gettare acqua sul fuoco della singolare polemica è l’avvocato di Sgarbi: “Al di là del fatto che l’esposto del sig. Croce è stato presentato ad una autorità incompetente per territorio – precisa in una nota l’avvocato Giampaolo Cicconi – e non solo contro Sgarbi ma anche contro l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi, per il significato che questi attribuisce ai ‘gufi’, qualificati iettatori, nessun reato sussiste nel caso in esame, posto che il nostro ordinamento considera gli animali come beni mobili”. “Quindi – prosegue la nota del legale – nessuna violazione penalmente rilevante è stata commessa né dal prof. Sgarbi e né dal ministro Renzi, atteso che non vi è stato da parte di costoro alcun maltrattamento né alle capre e né ai gufi”.