Nulla di fatto per la proposta di conferire la cittadinanza onoraria di Scanno, in provincia dell’Aquila, all’orsa Gemma ospite del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. L’idea, lanciata dal titolare della pasticceria “Pan dell’Orso” di Scanno, Angelo Di Masso, strenuo difensore di Gemma, non è andata avanti: in tanti, forse troppi, abitanti sono contrari alla presenza dell’orsa nei dintorni del paese. L’orsa marsicana a settembre scorso è stata avvistata sopra il tetto di un pollaio in cerca di cibo, prima di entrare in letargo. “Ora non è tempo di incursioni da parte di Gemma o altri orsi – spiega Angelo Di Masso – i plantigradi sono in letargo. Ma rimango convinto che Gemma, come i suoi piccoli se li ha, possono essere una forte attrazione per visitatori e turisti. Gemma è un simbolo e come tale può essere, per così dire, utilizzata a livello pubblicitario per il Scanno”. Dell’orsetta Morena abbiamo parlato qui su 24zampe.
“Lungi da me di voler trovare Gemma che passeggia per le vie del paese – continua Di Masso – ma rimane un’attrazione che potrebbe essere sfruttata in maniera positiva e far giungere turisti in paese. In fondo viviamo in mezzo alla natura: qui ci sono non solo orsi ma anche lupi e cervi… perché allora non sfruttare anche la loro immagine? Perché non far avvicinare le persone alla flora e alla fauna in armonia e in tutta sicurezza?”, si chiede Di Masso. “Rimango dell’avviso che l’orsa Gemma sia un’attrazione – continua – e che portando turisti porterebbe anche lavoro. So che ci sono molti cittadini di Scanno che non sono d’accordo e vogliono allontanarla, invece io la ritengo una risorsa”.
Gemma è un plantigrade “confidente”: significa che l’animale nel tempo è riuscito ad abituarsi appieno a quell’habitat e quindi a non avere paura ad avvicinarsi anche all’uomo, e per questo l’animale era ed è sotto stretta sorveglianza, pedinata da una “squadra di dissuasione” del Corpo Forestale che la tiene lontana. Per risarcire i danni causati da Gemma e dagli altri cinquanta orsi del Parco nazionale d’Abruzzo, l’ente spende ogni anno 200mila euro. E l’ente ha inoltre distribuito recinti elettrici che emettono scosse per difendere abitanti e pollai e che non fanno del male all’animale. Ma molti non li utilizzano perché sostengono possono essere pericolosi per l’uomo.