La rete di aree protette dell’Ue soffre di una “grave” carenza di fondi. É quanto emerge dalla bozza di studio prodotta dalla Commissione europea sull’applicazione delle due direttive chiave salva-natura, Habitat e Uccelli, attualmente sotto esame. Per saperne di più sulle due direttive, cliccare qui. Secondo l’analisi, la spesa annuale necessaria sarebbe di 5,8 miliardi di euro, di cui appena il 9-19% arrivano dalle risorse comunitarie dedicate alla biodiversità , mentre i finanziamenti nazionali non sono in grado di coprire l’intera differenza.
Una carenza che impedisce all’Europa di fare progressi nella conservazione delle sue ricchezze naturali, e quindi di applicare come dovrebbe le sue stesse leggi. Secondo le analisi raccolte da Bruxelles, i servizi degli ecosistemi della cosiddetta rete “Natura 2000” generano benefici stimati per l’Europa fra i 200 e i 300 miliardi di euro l’anno. La stessa rete attrae una spesa nel settore di turismo e tempo libero fra i 50 e gli 85 miliardi di euro l’anno.
BbcEarth ha recentemente “stimato” il valore complessivo della Natura – ne abbiamo parlato qui su 24zampe -, realizzando un “indice di Borsa della Terra”, da cui sono usciti dati sorprendenti. Basti un numero per tutti: il valore di un singolo castoro stato stimato in quasi 110mila euro all’anno per il suo contributo alla riduzione del rischio di alluvioni, l’aumento della purezza dell’acqua e il miglioramento della conservazione dell’acqua, grazie alla costruzione di dighe e altre strutture che modificano l’ambiente in modi vantaggiosi per l’umanità .
Le aree protette Ue però non hanno solo problemi di fondi. Le pressioni più frequenti sono legate in primis all’agricoltura, poi inquinamento, caccia, pesca, sviluppo edilizio e industrie estrattive, specie “straniere” invasive e cambiamenti climatici. L’esame delle direttive Habitat e Uccelli “mostra chiaramente che sono adatte allo scopo e non c’è bisogno di fonderle e modernizzarle” spiega Ariel Brunner di BirdLife Europe. Una posizione, quest’ultima, condivisa dall’Italia, in una lettera inviata insieme ad altri otto Paesi Ue al commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella.