AGGIORNAMENTO DEL 20 OTTOBRE 2015
AGGIORNAMENTO DEL 15 OTTOBRE 2015
La Cina annuncia stamane un bando alle importazioni di avorio africano proveniente dalla caccia della durata di un anno, fino al 15 ottobre 2016. Lo annuncia il governo cinese alla vigilia del viaggio del presidente Xi Jinping in Gran Bretagna, previsto dal 19 al 23 ottobre. Nei giorni scorsi il principe William, come riportato nel post qui sotto, aveva scritto sul Financial Times un intervento-appello chiedendo di fermare il bracconaggio in Africa e spiegando di aver coinvolto Cina e Usa nella sua iniziativa in qualità di presidente del United for Wildlife, organizzazione non profit per la tutela della fauna selvatica.
POST ORIGINALE DEL 13 OTTOBRE 2015
“Non so come potrei spiegare ai miei figli che l’ultimo elefante o rinoceronte che viveva libero in natura è morto, e io ho lasciato che accadesse”. Sono le prime parole dell’intervento che il principe William, figlio di Carlo d’Inghilterra e secondo in linea di successione al trono del Regno Unito, ha scritto nei giorni scorsi sul Financial Times. Anche il titolo dell’articolo è evocativo della gravità della situazione. “The illegal wildlife trade is the elephant in the room”: è il classico gioco di parole all’inglese che denuncia quanto evidente sia la situazione del traffico illegale di fauna selvatica, esattamente come l’elefante nella stanza che tutti cercano di ignorare.
Il principe William, presidente del United for Wildlife, l’associazione non profit che ha fondato con il fratello Harry e che si propone di raccogliere fondi per la tutela della natura, ci tiene subito a mettere il lettore in guardia nei confronti di un certo “benaltrismo”. “L’agenda globale è fitta di sfide del massimo livello, qualcuno potrebbe chiedersi: perchè preoccuparsi del bracconaggio in Africa?”. Le ragioni per farlo, William le elenca con precisione: innanzitutto perchè mille rangers sono stati uccisi dai bracconieri negli ultimi dieci anni. Poi perchè i proventi illeciti di queste attività finanziano altri conflitti e massacri. Inoltre milioni di africani basano la propria sicurezza economica sul turismo derivante dall’osservazione della natura, ben l’80% delle entrate del settore. “Chi saccheggia le risorse naturali intrappola altri esseri umani in condizioni di povertà, negando alle future generazioni il diritto allo sviluppo economico e sociale. E’ un circolo vizioso”, spiega il principe. “E’ anche una messa alla prova della capacità della comunità internazionale di affrontare una sfida globale: se fallissimo, la crisi di fiducia potrebbe essere devastante”.
Il sistema del commercio illegale di fauna selvatica è di per sè molto semplice e in grandissima parte noto a tutti. Nel caso dell’avorio, spiega il Duca di Cambridge, “sappiamo tutto: dove si trovano gli animali a rischio, quanti ne sono rimasti, dove si trovano i mercati che li trattano. E da cosa sono influenzati, questi mercati: ignoranza e avidità, principalmente. Inoltre conosciamo quali porti utilizzano i criminali, come quelli di Dar es Salaam in Tanzania e Mombasa in Kenya, e quali strade percorrono per trasportare le prede dal luogo del bracconaggio a quello di vendita. Poichè sappiamo queste cose, gli strumenti per risolvere il problema li abbiamo tutti”, ne deduce.
Occorre mettere insieme una coalizione di politici e business leader per affrontare la situazione. William spiega di aver coinvolto Barack Obama, presidente Usa, e l’omologo cinese Xi Jinping durante le sue visite a Washington e Pechino. Ora la questione è nelle agende dei loro governi. “Il mese scorso i due presidenti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, impegnandosi a vietare i mercati dell’avorio nazionali e a lavorare insieme per fare di più a livello globale”.
Per quanto riguarda il Regno Unito, il governo britannico ha chiesto la messa al bando delle vendite di avorio e il British Army ha recentemente inviato una squadra in Gabon a sostegno della lotta contro il bracconaggio. “Nei giorni scorsi United for Wildlife, l’organizzazione che presiedo – ha scritto ancora il Duca di Cambridge sul Ft -, ha riunito a Dubai una task force internazionale con i rappresentanti delle agenzie di trasporto e spedizione, tra cui Dubai Ports, Maersk e Emirates, per mettere a punto un piano di blocco dei canali utilizzati dai trafficanti”. A capo della task force c’è William Hague, ex ministro degli esteri a Londra, che renderà noto il suo progetto nei mesi a venire.
Questa è una battaglia che possiamo vincere. E visto l’importanza che riveste per la fiducia collettiva globale, non possiamo permetterci di fallire”, ha concluso il principe William.