Walter Palmer è tornato. Il dentista di Bloomington, nel Minnesota, protagonista in luglio della clamorosa uccisione durante un safari del leone Cecil, animale-simbolo dello Zimbabwe (ne abbiamo parlato qui e qui su 24zampe), è ricomparso sulla scena – mediatica ma anche reale -, con un’intervista rilasciata al Minneapolis Star Tribune e all’agenzia di stampa Associated press. Due le notizie che emergono: ha annunciato che oggi torna al lavoro (“I miei pazienti e i miei collaboratori hanno bisogno di me e io ho bisogno di loro”) e che la battuta di caccia era legale, aggiungendo che nessuno dei partecipanti era a conoscenza del fatto che il leone cui davano la caccia fosse “Cecil-the-lion”, ha dichiarato ieri al quotidiano.
Ha poi raccontato come si è svolto il safari. Ha colpito il leone con una freccia scoccata con l’arco, poi lo ha seguito finendolo con un’altra freccia, in un arco di tempo “molto inferiore alle quaranta ore di cui hanno parlato i media”. La bufera mediatica seguita alla notizia della morte di Cecil, le numerose dimostrazioni di disprezzo manifestate di fronte al suo studio (nella foto Reuters) e nella sua città e le minacce sùbite hanno duramente colpito la sua famiglia, “specialmente mia figlia e mia moglie, principalmente per le minacce ricevute sui social network”, ha dichiarato Palmer.
Sulla vicenda dell’estradizione richiesta dallo Zimbabwe, che ha definito Palmer “bracconiere straniero”, il quotidiano scrive che contro il dentista non ci sarebbe alcun atto ufficiale. Il dipartimento di Giustizia, dal canto suo, dice di non rilasciare commenti sulle richieste di estradizione. Nell’intervista, Palmer rifiuta di parlare del fatto di tornare in Zimbabwe per affrontare la legge. “Un cacciatore professionista in Zimbabwe è stato accusato di violazione delle norme sulla caccia, ma ha negato ogni accusa”, conclude il quotidiano Usa.