Il drammatico incidente di Cefalù (Pa), nel quale è rimasto vittima un 77enne dopo essere stato attaccato da un cinghiale (tutta la vicenda è ricostruita qui), ha riportato l’attenzione anche in Sardegna sul problema della fauna selvatica e della inevitabile convivenza con il mondo agricolo e ittico. “E’ un argomento che abbiamo denunciato in tempi non sospetti più volte in tutte le sedi e con proposte concrete – spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – e sul quale riscontriamo purtroppo poca attenzione da parte delle istituzioni”.
“Anzi spesso si affronta con troppa superficialità, sottovalutando un problema che da una parte esaspera e danneggia gli agricoltori, e dall’altra – sottolinea Cualbu – mette in pericolo l’incolumità delle persone, come successo qualche mese fa anche nel cagliaritano quando un cervo ha caricato una comitiva di turisti”.
Il problema è sentito da tutti i settori dell’agricoltura ed in tutto il territorio isolano. D’estate riguarda anche le zone turistiche costiere, quest’anno invase dai cinghiali che rappresentano un pericolo per le persone e la viabilità. “L’argomento non può essere affrontato solo quando succede l’irreparabile – afferma il direttore regionale della Coldiretti Luca Saba – poiché i disagi si vivono 365 giorni l’anno: la situazione in alcuni casi è insostenibile e sta mettendo in ginocchio agricoltori, allevatori e pescatori e causando seri problemi, oltre che economici, ambientali. In Regione non possono continuare ad ignorare i danni delle cornacchie piuttosto che delle nutrie, dei cinghiali e dei cervi. Per non parlare dei cormorani che ogni anno invadono gli stagni dell’oristanese”.
“Il confronto con l’Amministrazione regionale – spiega Luca Saba riferendosi al blitz di agricoltori, pescatori e allevatori in Regione del 9 luglio scorso – aveva l’obiettivo di discutere l’utilità dei provvedimenti di prevenzione e controllo e gli effetti dei danni provocati dalla fauna selvatica all’agricoltura. Ma al nostro documento di base, una prima proposta per arrivare ad una più efficace e ampia analisi degli interventi di lungo periodo, non ha fatto seguito alcuna iniziativa”.
“Non resteremo con le mani in mano davanti a questi ingenti danni stimabili in diversi milioni di euro – dice Cualbu -. Le tipologie di danni alle colture agrarie e agli allevamenti sono ormai di proporzione così rilevante da rendere insufficiente l’accantonamento delle risorse finanziarie regionali”.
“Occorre rivedere le modalità di distribuzione delle risorse nazionali e regionali al fine di garantire i fondi necessari per coprire i danni stimati. Inoltre ribadiamo la necessità di una riforma della disciplina che garantisca l’indispensabile presenza delle aziende agricole a tutela del territorio”, conclude Cualbu. (Kronos)