Gli scienziati possono combinare queste informazioni con i dati relativi al meteo e a fattori ambientali, osservando interazioni complesse fra interi gruppi di animali e soprattutto i loro spostamenti. Ai primi di luglio lo Smithsonian Conservation Biology Institute ha presentato a un convegno una nuova iniziativa: “SI Move”, un osservatorio globale che punta a far avanzare i progetti di monitoraggio con l’obiettivo ultimo di tracciare “qualsiasi specie, in tutto il mondo per tutta la sua vita”.
Gli scienziati sono appena entrati in una vera e propria “età dell’oro” per quanto riguarda il monitoraggio degli animali nei loro ecosistemi, grazie a sensori sempre più avanzati e basati sul Gps. Lo afferma lo Smithsonian Tropical Research Institute – con una pubblicazione su Science, qui – sottolineando che gli animali che oggi vengono tracciati con nuove tecnologie porteranno nei prossimi anni a scoperte senza precedenti.
In parte per via della domanda dei consumatori negli ultimi cinque anni, la tecnologia di “radio-tracking” è stata ormai sostituita da sensori Gps di piccole dimensioni che permettono agli scienziati di tracciare con precisione un numero di animali di gran lunga maggiore e di usare i satelliti per monitorare gli spostamenti degli esemplari in tutto il globo. Gli animali oggetto di studi spesso vengono dotati di sensori multipli che tengono traccia anche del loro stato di salute, dell’energia consumata, perfino delle onde cerebrali.
Su 24zampe abbiamo parlato di monitoraggio Gps degli animali qui, raccontando del nuovo dispositivo antibracconaggio Rapid Protect, un video-cardio-gps di invenzione britannica e qui, quando abbiamo scritto degli squali-social del progetto Ocearch, che rende pubblici via twitter i dati dei rilevatori installati sui pesci.