“Uomini e cavalli hanno espressioni facciali simili” dice un studio sulla comunicazione degli animali

C’è un’intera generazione che non la giudicherà una notizia. E’ quella cresciuta vedendo al cinema e rivedendo in tv “Un uomo chiamato cavallo”, interpretato da Richard Harris: il protagonista, un viso pallido, veniva schiavizzato dai pellerossa e usato come bestia da soma. Invece i ricercatori dell’università del Sussex devono essere più giovani, perchè sono rimasti sorpresi quando hanno scoperto che i cavalli condividono alcune espressioni facciali con gli scimpanzé, ma soprattutto con gli uomini. Il team specializzato in comunicazione dei mammiferi ha dimostrato che, come gli esseri umani con il viso, i cavalli usano muscoli sottostanti i vari tratti del muso – tra le narici, le labbra e gli occhi – per modificare le loro espressioni facciali in una varietà di situazioni sociali.
I risultati, pubblicati su Plos One, suggeriscono dunque percorsi evolutivi simili fra specie diverse nel modo in cui il volto è utilizzato per la comunicazione. Lo studio si basa su uno speciale sistema di codifica in grado di identificare le diverse espressioni facciali individuali sulla base del movimento muscolare sottostante. L’Equine Facial Action Coding System, ideato dal team del Sussex, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Portsmouth e della Duquesne University, ha identificato 17 unità d’azione (movimenti facciali) nei cavalli. Gli uomini ne hanno 27, gli scimpanzé 13 e i cani 16.
Il co-autore dello studio Jennifer Wathan spiega: “I cavalli sono animali che usano prevalentemente gli occhi, hanno una vista migliore dei gatti, ma il loro impiego delle espressioni facciali era stato largamente trascurato. Ci ha sorpreso invece quanto sia ricco il repertorio di complessi movimenti facciali nei cavalli, e quanto siano simili a quelli degli esseri umani. Nonostante le differenze di struttura, siamo stati in grado di identificare alcune espressioni che si somigliano in relazione ai movimenti delle labbra e degli occhi. Quello che faremo adesso è esaminare se e come queste espressioni si riferiscano a stati emotivi”. Lo faranno mettendosi anche davanti alla tv?