Fino agli anni ’50 tutto è andato bene, circa 200 cavalli vivono tranquilli su Grand’Abaco. All’inizio degli anni ’60 vengono sterminati: un bambino rimane ucciso in un incidente che coinvolge i cavalli e una sorta di follia collettiva spinge la popolazione a decidere di eliminarli dall’isola. Sopravvivono tre soli esemplari, che tornano a essere circa 35 a metà degli anni ’90.
E’ morta a circa 20 anni Nunki, l’ultimo dei cavalli selvatici sull’isola di Grand’Abaco, alle Bahamas. E ora si pensa di clonarla. La direttrice della Società di preservazione dei cavalli selvaggi di Abaco, Milanne Rehor, ha detto ieri sera che il tessuto di Nunki è stato spedito ad una società statunitense di clonazione animale. Circa 200 cavalli selvatici una volta pascolavano e trottavano liberamente attraverso acri di foresta di pini di Grand’Abaco. Gli animali erano stati inseriti alle Bahamas da Cuba alla fine del 1800, da una società di disboscamento.
Ma la storia, o la leggenda, racconta che si trattasse dei pronipoti dei cavalli spagnoli che le spedizioni dell’epoca delle esplorazioni geografiche portavano a bordo. I cavalli di Cristoforo Colombo, insomma. La loro avventura è raccontata da un sito (dal quale è tratto il video), Arkwild, che ha sede sull’isola e lavora dal 1992 al progetto di conservazione dei cavalli, ora purtroppo fallito.
Ma un uragano distrugge il loro habitat e le conseguenti condizioni igieniche e sanitarie dècimano della mandria, imprimendo la svolta decisiva e condannando i cavalli delle Bahamas all’estinzione. Il governo nel 2003 destina ai cavalli una foresta di 4mila acri, ma non basta. Come non bastano gli sforzi di una donna, Milanne Rehor, che ha dedicato 23 anni della propria vita a questi animali, creando allora le condizioni perchè la Wild Horses of Abaco Preservation Society e la Arkwild Inc. intraprendessero oggi la lunga, complessa e purtroppo costosa strada della clonazione.