Il consiglio comunale di Piacenza ha votato lunedì 27 aprile un provvedimento che imporrebbe ai proprietari di cani di sciacquare con una bottiglietta d’acqua le “deiezioni liquide” dei loro animali. Il tema delle pipì dei cani è relativamente nuovo (fino a ieri si discuteva soprattutto di deiezioni solide), anche se di recente la Corte di Cassazione si è espressa in tal senso. Ne abbiamo parlato qui sul Sole 24 Ore.
Plaude Confedilizia Piacenza, l’associazione locale dei proprietari edilizi, che con un comunicato che ringrazia il consiglio comunale per aver votato la mozione proposta da Fratelli d’Italia, chiede al sindaco di dare al più presto seguito alla decisione del consiglio e ricorda come una norma di questo tipo fosse già stata auspicata dall’organizzazione
Recita il comunicato di Confedilizia, forse con qualche certezza di troppo: “Il provvedimento sarà sicuramente accettato volentieri anche dagli amanti degli animali in quanto va detto che i proprietari dei cani, accettando una previsione che non comporta obblighi particolarmente gravosi (del resto molte persone portano già con sé una bottiglietta diacqua per uso personale, perché quindi non usarla anche per evitare di deturpare il patrimonio edilizio e l’ambiente con odori cattivi?), faranno si che gli animali non siano più odiati”.
Il problema delle pipì dei cani è di grande attualità, considerato che la Corte di Cassazione è intervenuta in materia con una sentenza proprio poche settimane fa. In sintesi, la Suprema corte intima ai proprietari di cani che portano a passeggio i propri animali di «ridurre il più possibile il rischio che questi possano lordare i beni di proprietà di terzi quali i muri di affaccio degli stabili o i mezzi di locomozione ivi parcheggiati» (sentenza n. 7082/2015). Il caso riguarda un uomo “colpevole” di aver imbrattato la facciata lasciando che il cane vi orinasse sopra. Il giudice di pace aveva dato ragione al proprietario del palazzo, mentre il tribunale aveva accolto l’appello del padrone del cane, alla luce del fatto che questi aveva versato dell’acqua per ripulire la macchia provocata dall’animale. E la Cassazione – creando un “precedente” importante – ha confermato questa interpretazione.
Già in passato Confedilizia si era espressa a favore del comune di Caminata Valtidone, quando aveva adottato un provvedimento simile. In particolare, l’associazione aveva segnalato “la condizione indecente e degradante delle vie del centro storico di Piacenza, oggetto di deiezioni di ogni sorta da parte di cani i cui padroni non provvedevano ad ottemperare agli obblighi di pulizia a cui erano tenuti”. Inoltre aveva posto l’attenzione sulle deiezioni liquide, che “imbrattano non solo vasi privati e fioriere comunali ma anche i marciapiedi ed i muri dei palazzi storici della nostra città e capita sovente, passeggiando per il centro, di imbattersi in veri e propri laghi maleodoranti” che costringerebbero i gestori dei negozi “a lavare continuamente con acqua e candeggina i muri esterni dei propri esercizi commerciali per eliminare le macchie ed i cattivi odori causati dall’urina dei cani”.