Cani, gatti, conigli e piccoli roditori. Ma anche pesci, rettili, uccelli autoctoni come gabbiani, storni, cornacchie e poi volpi e cinghiali. Abitano le nostre città e il nostro territorio, in strada o in casa, in rifugi più o meno organizzati, in totale libertà ma vicino a noi per procacciarsi il cibo, magari dai nostri cassonetti.
Per capire come gli enti locali fronteggiano questa (quasi sempre pacifica) invasione, Legambiente ha svolto una ricerca rivolta a tutte le Amministrazioni dei comuni capoluogo di provincia e alle Aziende sanitarie locali italiane. E’ arrivato così alla sua quarta edizione “Animali in città“, Rapporto nazionale sui servizi e le attività dei Comuni capoluogo di provincia e delle Aziende sanitarie locali per gli amici a quattro zampe.
Al questionario hanno risposto 85 Comuni e 74 Asl. Dicono di aver istituito assessorati dedicati o uffici di igiene urbana veterinaria, ma mediamente la qualità dei servizi è di scarsa qualità.
Nonostante la performance “ottima” per Terni e Prato tra i comuni, il rapporto boccia due città su tre. Solo “buono” il giudizio per Ferrara, Modena e Verona. Per le Asl va anche peggio: solo tre su dieci raggiungono la sufficienza e solo una, Napoli 1 Centro, supera i 50 punti su 100 raggiungendo l’ottimo.
Vengono esaminati i dati di spesa pubblica dedicata al settore, da cui emerge per esempio che il costo medio per il cittadino è di 1,74 euro ma a Matera se ne spendono 13,15 e a Padova 0,10. Dalle risposte sull’anagrafe canina, l’unica anagrafe animale a oggi esistente, si scopre che un comune su tre ignora il numero di cani che risiede sul proprio territorio. Ma il Rapporto è molto vasto: ci sono i dati sui canili e i gattili (poco controllati), sui cani vaganti e sui corpi di Polizia municipale, sui servizi di informazione e sulle aree di biodiversità animale, sul censimento degli spazi dedicati e sui regolamenti di corretta detenzione.
“Con il quarto Rapporto nazionale Animali in Città – ha dichiarato la direttrice generale di Legambiente Rossella Muroni -, vorremmo dare un concretissimo contributo alla crescita della corretta gestione dei circa 60 milioni di amici a quattro zampe presenti sul territorio e dell’effettivo rispetto del loro benessere. Per far ciò, è evidente che le politiche del settore in Italia devono saper passare da una fase pioneristica, dove solo alcune realtà hanno saputo costruire esperienze positive ad una in cui tali esperienze diventino patrimonio diffuso e pratica viva in tutto il Paese”.
Il dossier completo, realizzato con il Patrocinio di Ministero della Salute, Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), Federazione Nazionale Ordine Medici Veterinari Italiani (Fnovi), Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi), Ente Nazionale Della Cinofilia Italiana (Enci), è scaricabile qui: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/animali-citta-2015