A Palermo un ricovero abusivo di cani randagi, gestiti non si sa da chi nè come, è stato denunciato ieri dal parlamentare del M5S Paolo Bernini. “In compagnia di attivisti e colleghi del M5S mi sono recato con i carabinieri forestali, veterinari Asp e polizia municipale ai famosi ‘ex capannoni’ di Palermo”, spiega: “Nell’ex fabbrica è presente un concentramento abusivo di cani”, continua, “segregati in ruderi tra topi morti, sporcizia, parassiti e ciotole vuote. Mi ha sconvolto l’odore nauseabondo che, durante il blitz, ostacolava anche il lavoro dei veterinari impegnati nella lettura microchip. Alcuni di questi circa 35 cani, risultano persino microchippati a nome del comune di Palermo, altri reimmessi sul territorio”. Trovata anche una sorta di fossa comune in cui un anziano che sfama gli animali “ha bruciato diversi cuccioli – a suo dire – affetti da parvovirosi ed impossibilitato a curarli”, scrive Bernini. Lui stesso ritiene che molti animali “essendo stati lasciati in un ambiente simile, sono quasi certamente affetti da leptospirosi, leishmania, rogna, e quindi potenzialmente pericolosi per la salute umana e che, pertanto, non possono in alcun modo essere gestiti dai volontari senza specifiche indagini diagnostiche e conseguentemente un preciso e dettagliato protocollo sanitario”. Severe le parole di Bernini, che su twitter scrive “Sembra Kabul ma in realtà è Palermo, e qui tra topi e sporcizia son detenuti circa 35 cani, alcuni del Sindaco!”, promettendo di denunciare la grave serie di omissioni e abusi alla Procura competente e agli organi di polizia giudiziaria. “Vicende paradossali, inaccettabili – dice -, che ci fanno capire quanto, ancora oggi, lo Stato sia del tutto assente in alcuni territori. La legge quadro sul randagismo è in vigore dal lontano 1991 ma a Palermo, così come un po’ in tutta la Sicilia, siamo fermi al medioevo dal punto di vista della prevenzione”. (nelle foto gli ex capannoni di Palermo)
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