Arriva IoA, l’internet degli animali: più social e monitorati via bluetooth

A cat wears a communication device called the "Internet of Animals", developed by Japanese electronics venture Anicall at the Wearable Device Technology Expo in Tokyo on January 13, 2016. The device is equipped with sensors of motion, temperature and air pressure which can be display an animal's feelings on the owner's smartphone. The company will put the product on the market this year. AFP PHOTO / Yoshikazu TSUNO

A dog wears a communication device called the "Internet of Animals", developed by Japanese electronics venture Anicall at the Wearable Device Technology Expo in Tokyo on January 13, 2016. The device is equipped with sensors of motion, temperature and air pressure which can be display an animal's feelings on the owner's smartphone. The company will put the product on the market this year. AFP PHOTO / Yoshikazu TSUNO

Cani e gatti di casa collegati all'”internet degli animali”. Dopo l’IoT (internet of things) dei frigoriferi che mandano mail se manca il latte, sveglie che anticipano l’orario in caso di traffico e armadietti dei medicinali parlanti, anche i pets si fanno la propria rete: IoA. Un’azienda giapponese di tecnologia, Anicall, progetta di immettere sul mercato nel 2016 i propri dispositivi di monitoraggio indossabili dagli animali, cani e gatti in testa (nelle foto Afp/Yoshikazu Tsuno). I device consentono di tenere sotto controllo valori corporei e ambientali come movimento, temperatura e anche umore, comunicandoli al cellulare del padrone. Si tratta di strumenti già in uso nelle stalle più avanzate (qui abbiamo parlato della “stalla 4.0”, che avvisa il veterinario quando la vacca è pronta a partorire) ma che ora varcano la porta delle nostre case.

Come funziona Anicall? L’animale indossa un collare in materiale plastico, che utilizza la tecnologia Bluetooth invece di wi-fi o gps, risparmiando in questo modo sul consumo della batteria. Nella funzione “lost pet notification”, se un quattrozampe si allontana dall’area preimpostata dal suo proprietario, il collare inizia a inviare ai dispositivi nelle vicinanze (e che abbiano la app Anicall installata) degli alert che avvisano della “fuga”, inoltrando anche una foto del cane o del gatto, in modo che chi lo riceve sappia cosa cercare.

Poi c’è la “behavioral analysis”: il collare elabora una serie di parametri fisici che vanno a collimare con uno dei venti profili umorali, per sapere se il proprio amico peloso è più contento la mattina o il pomeriggio. Infine c’è un “health monitor”, che tiene sotto controllo battito cardiaco e respirazione, riconoscendo il momento della pappa e allertando il servizio veterinario in caso di necessità. Anicall non è l’unico dispositivo del genere sul mercato. Whistle è un collare gps che tiene sotto controllo le funzioni vitali e il sonno, e fornisce un servizio di tracciamento satellitare, come anche Kippy. Trackimo ha presentato al Ces di Las Vegas nei giorni scorsi il suo nuovo dispositivo indossabile Wonderwoof.

  • Gadget Collis |

    Oddio, ma non sanno più cosa inventarsi, anche “l’internet degli animali” ci mancava… Nel senso, ben venga l’innovazione, ma quando è così invasiva penso inizi ad essere invadente. Non si sta correndo troppo? E il discorso vale sia per gli animali che per gli uomini… Non vorrei essere preso per “bacchettone”, ma la strada che è stata tracciata sembra andare sempre più nella direzione di Gadget Personalizzati che entreranno sempre più a contatto con corpo e funzioni biologiche delle persone in maniera sempre più invasiva: forse ha ragione quel sindaco che proprio in questi giorni ha proibito il wi-fi nelle scuole perché ancora non si conoscono gli effetti sulla salute dell’esposizione a queste reti?

  • Gadget Collis |

    Oddio, ma non sanno più cosa inventarsi, anche “l’internet degli animali” ci mancava… Nel senso, ben venga l’innovazione, ma quando è così invasiva penso inizi ad essere invadente. Non si sta correndo troppo? E il discorso vale sia per gli animali che per gli uomini… Non vorrei essere preso per “bacchettone”, ma la strada che è stata tracciata sembra andare sempre più nella direzione di Gadget Personalizzati che entreranno sempre più a contatto con corpo e funzioni biologiche delle persone in maniera sempre più invasiva: forse ha ragione quel sindaco che proprio in questi giorni ha proibito il wi-fi nelle scuole perché ancora non si conoscono gli effetti sulla salute dell’esposizione a queste reti?

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