Dopo la guerra ai gufi, ora tocca ai piccioni. La politica, evidentemente, non vuole saperne dei volatili e allora chiama un falco a risolvere il problema. Così alla Camera arriva “Boss”: questo il nome del rapace che ha fatto la sua comparsa ieri per qualche ora nel cortile di Montecitorio. Il suo “sguardo” è bastato a tenere lontani gli altri uccelli che da anni la facevano da padroni, abbeverandosi e bagnandosi alla fontana, appollaiandosi sui cornicioni e, ogni tanto, come lo scorso 4 marzo, introducendosi persino nel Transatlantico, lasciando visibili tracce del passaggio. Anche se “falchi e colombe” da sempre abitano i palazzi del potere, Boss non sarà una presenza stabile nel tempio della politica romana: il suo intervento è stato funzionale a far volare via i piccioni che si trovavano nello spazio aperto del Palazzo, (quello che divide l’ala berniniana dall’ala liberty di Basile). Sulla sommità del quale, a quel punto, è stata stesa una rete a maglie abbastanza strette, impenetrabile ai piccioni e ogni altro pennuto attratto dalla politica, ma non così fitte da oscurare il cielo sopra Montecitorio (o da impedire l’accesso ai gufi). Secondo il questore della Camera dei deputati, Gregorio Fontana (Fi), “si tratta di un metodo naturale, che ci mette al riparo dalle critiche degli animalisti”. Ma nel caso degli storni (ne avevamo parlato qui su 24zampe) fu proprio la Lipu, la Lega di protezione degli uccelli, a muovere critiche all’utilizzo della falconeria per allontanarli. Ricordando come lo stesso Comune di Roma, al titolo VII, articolo 48, comma 4 del Regolamento comunale di tutela degli animali, ne vieti l’utilizzo. (foto REUTERS/Guillermo Granja)
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