Caccia aperta ai cinghiali, ma solo nei periodi previsti dal calendario venatorio regionale, e ripopolamento esclusivamente nelle aziende faunistiche e agrituristiche venatorie e nelle zone di addestramento cani. Divieto dunque di immissione di esemplari alloctoni (non della zona) e divieto assoluto di dargli da mangiare. E’ questa, in estrema sintesi, la soluzione che è stata trovata nell’Aula di Palazzo Madama alla questione dei cinghiali considerati in molte regioni un problema per l’agricoltura e la sicurezza. L’Assemblea del Senato ha infatti approvato l’emendamento del relatore Stefano Vaccari al collegato ambientale 2014, ormai in dirittura d’arrivo. Oggi si è concluso l’esame degli emendamenti e per domani sono previste le dichiarazioni di voto e il voto. Gli interventi contro la proliferazione dei cinghiali contenuti nel Collegato ambientale, spiega Vaccari, consentono “non di cacciare tutto l’anno”, ma di “rendere più concreta ed efficace la lotta alla diffusione di questa specie animale sul nostro territorio”. Per quanto riguarda gli storni, invece, non si prevedono deroghe automatiche per la caccia che potrebbero esporre l’Italia a infrazioni Ue, ma si dà il via libera alle doppiette solo nel caso in cui i volatili mettano a repentaglio zone dedicate a colture “specifiche” e di pregio. Se approvato domani dall’Aula del Senato, il testo dovrebbe tornare alla Camera. (Ansa)
SODDISFAZIONE DELL’ENPA: SCOMPARSO L’EMENDAMENTO KILLER DAL COLLEGATO AMBIENTALE, ROCCHI: “UN PASSO AVANTI”
«Desidero rivolgere un ringraziamento particolare a tutti coloro i quali si sono impegnati a fianco di Enpa nella battaglia per scongiurare il colpo di mano teso ad autorizzare caccia libera e selvaggia contro i cinghiali. Al momento, questa ipotesi sembra scongiurata, ma,insieme a migliaia di cittadini che ci hanno sostenuto, continueremo a vigilare affinché ciò non accada in futuro». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, che definisce la votazione di oggi al Senato come un passo avanti. Opportuno lo stop alle immissioni di cinghiali su tutto il territorio nazionale, ma insensate le deroghe previste per le aziende faunistico venatorie ed agri turistico venatorie, che sono state all’origine dell’introduzione in Italia di una specie alloctona – il cinghiale dell’est europa, più grande e prolifico – per volere dei cacciatori. Non soddisfacente è il divieto solo parziale di allevamento di cinghiali, limitato alle aree confinanti con parchi e aree protette, e con coltivazioni particolarmente vulnerabili. Non si può dimenticare che l’Anci aveva esplicitamente e ripetutamente richiesto il divieto su tutto il territorio nazionale sia di ripopolamenti che di allevamenti. Resta inaccettabile ancora una volta una misura approvata a favore dei cacciatori che prevede la costruzione di strutture per la caccia da appostamento fisso (tra cui, le cosiddette altane, torri alte più di venti metri) in base a una semplice autorizzazione dell’ufficio caccia in barba alle norme urbanistiche – che tutti i cittadini sono tenuti ad osservare. Infine, una generica e fumosa norma relativa alle deroghe allo storno, specie protetta, ci porrà di nuovo nel mirino dell’Europa: già in passato ci è valsa una condanna da parte della Corte Europea di Giustizia.
Il Senatore Stefano Vaccari (Pd) «gia’ noto alle cronache» per aver inserito nel Collegato ambientale alla legge di stabilita’ 2014 «un emendamento che vuole favorire la costruzione dei capanni e delle altane utilizzate dai cacciatori per uccidere piccoli uccelli migratori e caprioli», ora, «con il pretesto dei danni provocati dagli animali selvatici all’agricoltura, propone un ulteriore emendamento che vuole liberalizzare la caccia ai cinghiali svincolandola dai piani di abbattimento previsti dalla legge nazionale». Inoltre «dispone il ricorso alle deroghe per poter uccidere gli storni». Queste pero’ «sono due proposte irricevibili- commenta Massimo Vitturi responsabile Animali Selvatici della Lav– che causeranno piu’ problemi di quelli che dovrebbero risolvere».