”Nel giro di tre anni avremo la prima generazione di tori bufalini genomici, frutto di un forte impulso alla ricerca applicata. Perché il futuro della zootecnia si avrà solo con animali che producono di più, ma che allo stesso tempo mostrano una forte attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla salubrità». Lo ha detto Riccardo Negrini, direttore tecnico dell’Associazione Italiana Allevatori (Aia), intervenendo in questi giorni alla seconda tappa del roadshow di Fieragricola, durante il Salone dell’industria casearia di Pastorano (Caserta). L’innovazione non riguarda solo gli allevamenti bufalini. La genomica, segnala da Noci (Bari) Pietro Laterza, presidente di Anarb, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza Bruna, ”ormai è permeata profondamente nell’intero processo selettivo della razza. Ha permesso di accelerare il progresso genetico, ha di fatto azzerato i rischi per gli allevatori che usano tori giovani, ha permesso di rendere più efficiente l’intero processo selettivo”.
L’associazione sta definendo la mappa genetica dei tori a livello mondiale. ”L’archivio mondiale con tutti i tori di razza Bruna è fatto – annuncia Laterza – Abbiamo testato tutti gli esemplari maschili della storia della razza, e accorpato i genotipi di tutto il mondo in un unico archivio condiviso. Adesso la sfida è sulle femmine. Gli allevatori che testano di routine tutte le vitelle nate in azienda stanno aumentando. Presto testare le femmine sarà routine». Anche la suinicoltura, per superare lo stato di sofferenza degli allevamenti di suino pesante (165 kg e oltre), guarda alla genomica per migliori caratteristiche delle carni suine e quindi migliorare ulteriormente la qualità di un’eccellenza made in Italy come il Prosciutto di Parma Dop. Nel Padiglione di Intesa Sanpaolo a Expo, Carlo Galloni, presidente di Fratelli Galloni, ha sottolineato l’urgenza individuare nuovi genomi che le permettano in un orizzonte di cinque anni di recuperare in termini di competitività nei riguardi dei produttori/allevatori comunitari.
L’attività pilota del progetto che auspichiamo di realizzare si baserà, ha precisato Paolo Zambonelli del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, ”sulla selezione di alcuni allevamenti, sulla scelta dei tipi genetici da studiare e sul confronto tra prosciutti crudi eccellenti e prodotti mediocri. L’obiettivo è individuare bio-marcatori a fini selettivi nell’allevamento suinicolo per migliorare l’adattamento del sistema produttivo zootecnico alle esigenze dei produttori e del mercato». Un domani all’insegna della genomica e di controlli più completi e veloci implementato del progetto Si@lleva, illustrato a Pastorano dal direttore dell’Arac, Maurizio De Renzis. “Si tratta in particolare di un software per la gestione dei dati delle aziende zootecniche – ha specificato – che facilita l’assistenza tecnica zootecnica e veterinaria e permette sia di raccogliere informazioni su scala nazionale, che realizzare controlli periodici, grazie ad un archivio che degli animali registra i parti, le immatricolazioni, la produzione di latte, le fecondazioni, gli ingressi e le uscite in stalla, gli aborti, le diagnosi di gravidanza, la razione alimentare, i trattamenti sanitari e molto altro”. (Ansa)