I cinghiali sono troppi e a rischio peste suina, parola di ministra: “L’eccessiva proliferazione di cinghiali” è una “emergenza che si è aggravata nel tempo ed oggi non è più sostenibile. Il nostro Paese e, con esso, una parte importante del Made in Italy agroalimentare, è minacciato dalla Peste suina africana (Psa), malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici, con livelli di mortalità del 100% nelle popolazioni colpite” e definita dalla Fao l’epidemia animale più grande di sempre. E’ l’allarme di Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, lanciato nel corso del question time alla Camera di ieri sulle iniziative urgenti volte a prevenire e contrastare il rischio di diffusione della peste suina africana in Italia e a sostenere il comparto suinicolo. Bellanova ha quindi deciso di proporre, in accordo con il ministero della Salute, un decreto-legge per disporre l’adozione di un Piano nazionale, quale sommatoria di piani regionali di gestione e controllo delle popolazioni di cinghiali per prevenire la diffusione della peste suina.
AZIONE DECISA SENZA ATTENDERE L’ARRIVO DELL’INFEZIONE
La bozza di norma “non introduce nuove forme di contenimento ma la semplice applicazione, in via preventiva, delle disposizioni già esistenti, con l’obiettivo di ridurre il rischio contagio, impossibile da gestire considerata anche la particolare conformazione del nostro territorio.” Occorre, ha detto Bellanova, “un’azione decisa, da assumere ora senza attendere l’arrivo dell’infezione”. Ma anche “effettuare un monitoraggio serio delle popolazioni di cinghiali presenti nel nostro Paese, per mettere in atto azioni correttive dove questa presenza rappresenta un pericolo riguardo anche l’incolumità delle persone. Tra l’altro, l’eccessiva proliferazione di cinghiali rappresenta una grave minaccia anche per la biodiversità”.
IL CONTAGIO DA PSA SI STA SPOSTANDO DA EST A OVEST
Esiste, ha sottolineato la ministra, “un alto rischio di introduzione della Psa “per contiguità”, dal momento che il fronte endemico rappresentato dalle popolazioni di cinghiali infette si sta progressivamente spostando da Est ad Ovest.” “Le particolari condizioni di allevamento del suino la continuità delle popolazioni di cinghiali e il cosiddetto fattore umano – ha aggiunto – hanno rapidamente veicolato l’infezione dalla Federazione Russa all’Ucraina, alla Bielorussia, fino ad arrivare in Polonia, Romania e Slovacchia, Belgio e, da ultimo, in Germania. Che nonostante l’ingente dispiegamento di forze, non è riuscita ancora a mettere sotto controllo la diffusione della malattia.” Per comprendere la gravità della situazione, ha ricordato Bellanova, “la Cina ha immediatamente bloccato le importazioni di suini e di prodotti trasformati a base di carne suina dalla Germania il giorno successivo al ritrovamento dell’infezione.
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