Sono Enpa, Lav e Wwf le tre associazioni animaliste che da sole ottengono circa 4 milioni di euro dal 5 per mille sui redditi del 2018. Nel resoconto appena pubblicato dall’agenzia delle Entrate le tre onlus sono le uniche tra quelle che si occupano di animali a comparire nella prima pagina, quella dove figurano i più “ricchi” tra i beneficiari del contributo fiscale. La Protezione animali è quella che ha raccolto di più, 1.611.000 euro da 54.191 contribuenti, mentre gli antivivisezionisti di Lav seguono con 1.436.000 e 45.465 sostenitori. Sempre nel primo foglio, seppur all’ultimo posto, l’associazione del panda arriva a 925mila euro con 27mila devolutori. Importi leggermente calati, sebbene solo di poche decine di migliaia di euro, rispetto agli anni scorsi.
LE ALTRE ONLUS FINO A 100MILA EURO
Nelle pagine seguenti compaiono diverse altre onlus note ai lettori di 24zampe per le loro azioni a sostegno e tutela degli animali, attività che proprio il 5 per mille – almeno in parte – finanzia: Greenpeace (890mila euro e scelta 26mila volte), Oipa (530mila euro/18mila), Lipu (471mila euro/13mila), Lega nazionale per la difesa del cane (427mila euro/14mila scelte ma dalla sezione di Padova arrivano altri 112mila euro/3.527), Effetto Palla (202mila euro/7.450), Save the dogs (183mila euro/5.206), Animalisti italiani (166mila euro/5.445), Legambiente (125mila/3.886), Cani guida Lions (123mila euro/2.320), Cras Pettirosso (114mila euro/3.711), Animal Equality (113mila euro/3.710) e Mondo gatto (101mila euro/2.392), per fermarsi alla soglia dei 100mila euro.
A COSA SERVE LA PUBBLICAZIONE DEI DATI
Come spiega la collega Annarita D’Ambrosio sul Sole 24 Ore (5_per mille 2018: sul sito delle Entrate l’elenco dei beneficiari), sono stati gli stessi enti a chiedere la pubblicazione dei dati “più volte in questi giorni pesanti di emergenza sanitaria da Covid-19. Quest’anno ogni giorno può fare la differenza, avevano precisato gli enti non profit, sollecitando l’importanza del mezzo miliardo di euro che gli italiani gli hanno destinato due anni fa, con le loro dichiarazioni dei redditi. Sapere con esattezza la cifra che spetta a ciascuno – è stato precisato – permette infatti a molte realtà di chiedere alle banche un’anticipazione della quota del 5 per mille in erogazione. Sono risorse già a bilancio: una boccata d’ossigeno, in attesa del Dpcm sul 5 per mille, previsto dalla riforma del Terzo settore”.