Animali da laboratorio: in Italia 600mila l’anno, 22 milioni in Ue

AGGIORNAMENTO DELLE 18.15 IN CODA – I RICERCATORI CONTESTANO LA RICERCA HUMAN-BASED

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Ogni anno in Italia quasi 600mila animali sono allevati e uccisi per fini sperimentali. Il numero sale a 22 milioni in Europa e a 192,1 milioni nel mondo. La Lav, Lega antivivisezione, snocciola i numeri in occasione della Giornata mondiale dedicata agli animali “da laboratorio” che si celebra oggi 24 aprile, unendosi all’appello internazionale per chiedere all’Organizzazione Mondiale della Sanità di coordinare un’efficace ricerca con modelli human-based per lo studio del vaccino contro il Covid-19, e di evitare inutili e dolorosi test su animali. Secondo l’associazione “animali, vittime di una strage silenziosa che continua, anche al tempo del coronavirus, nelle gabbie degli stabulari di tutto il mondo, 365 giorni l’anno” per questo “la pandemia ci chiama a riflettere sul delicato rapporto tra esseri umani e altri viventi, e sul ruolo della scienza”.

LAV: “DOVEROSO PRETENDERE UNA RICERCA INNOVATIVA”

Per la Lav è doveroso “pretendere una ricerca innovativa, sviluppata per l’uomo sull’uomo e basata sulle Non-Animal-Technologies, per salvare e tutelare la vita di tutti: animali, esseri umani e l’intero pianeta”. Sono miliardi di euro i fondi investiti per lo studio del vaccino contro il Covid-19 – aggiunge Lav – e migliaia di scimmie, cani, gatti, furetti e topi verranno utilizzati per test fallimentari. La Lega antivivisezione rileva infine che “la storia ci insegna come, usando animali per studiare numerose malattie virali come Hiv, Mers o altri virus Sars, non siamo ancora riusciti a sviluppare vaccini efficaci. Il primo vaccino contro l’Ebola è entrato sul mercato a novembre 2019, 5 anni dopo l’epidemia nel 2014 e ancora non sappiamo quanto sia efficace. (Ansa)

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AGGIORNAMENTO DELLE 18.15 – I RICERCATORI CONTESTANO LA RICERCA HUMAN-BASED

“Una retorica vuota che rischia di causare altre morti, un cumulo di frasi anche offensive per chi sta lavorando per contribuire a liberare il mondo da Covid-19” afferma Giuliano Grignaschi, direttore di Research4Life, la piattaforma che riunisce il meglio della ricerca italiana, e socio fondatore del Patto traversale per la scienza. “Sostenere, come fa Lav, che è necessaria una ricerca “human-based” – sviluppata per l’uomo e sull’uomo – significa proporre di sperimentare direttamente test sull’uomo, quindi senza aver testato prima i parametri di efficacia, sicurezza e tossicità come oggi solo la sperimentazione animale consente. Insomma, chi contesta la sperimentazione animale sostiene – di fatto – l’idea di fare test anche molto preliminari (e quindi pericolosi) direttamente sull’uomo. È importante sottolineare che questa sciagurata strategia non solo esporrebbe i primi volontari a rischi inaccettabili (chi farebbe il volontario?) ma rallenterebbe anche moltissimo le tempistiche e nel frattempo la pandemia continuerebbe ad uccidere migliaia di esseri umani. Parlare di test fallimentari sugli animali per Covid19 è da irresponsabili, perché in tutto il mondo la sperimentazione è la base ed il presupposto della ricerca biomedica”, sostiene una nota di R4L.