Una class action è stata presentata in un tribunale statunitense contro Nestlé. La multinazionale svizzera è stata accusata di aver venduto le scatolette di cibo per gatti “Fancy Feast” sapendo che il pesce contenuto è stato fornito da un’azienda thailandese accusata di tenere in condizioni di schiavitù i lavoratori. Del caso si sono occupati i principali media americani: qui si può leggere il resoconto di Yahoo Finance, qui l’articolo del New York Times che parla, avendo consultato i documenti delle Dogane Usa, del coinvolgimento non solo di Nestlè ma anche di marchi come Iams e Meow Mix.
“Nascondendo al pubblico questi fatti”, ovvero lo sfruttamento del lavoro, “Nestlé ha effettivamente raggirato milioni di consumatori, che hanno così sostenuto e incoraggiato il lavoro forzato su prigioni galleggianti” ha detto l’avvocato Steve Berman, che rappresenta le quattro persone che hanno presentato la class action “in nome di tutti gli acquirenti di Fancy Feast in California”. “È un fatto che migliaia di acquirenti non avrebbero comprato questo prodotto se avessero saputo la verità, ovvero che centinaia di persone sono messe in schiavitù, picchiate e persino uccise durante la produzione di questo cibo per animali”.
Nestlé ha risposto che il lavoro forzato “non ha posto nella nostra catena di fornitura”. L’azienda non ha commentato l’azione legale, ma ha detto che sta lavorando con un’organizzazione non governativa per “identificare dove vi siano abusi e lavoro forzato” in Thailandia e nel sud-est asiatico. Secondo la class action, Nestlé lavorerebbe con Thai Union Frozen Products Pcl per importare più di 13 milioni di chilogrammi di cibo per animali da vendere negli Stati Uniti e che alcuni degli ingredienti dei suoi prodotti sarebbero il frutto di lavoro forzato.