L’evoluzione dei cani è stata plasmata dai cambiamenti climatici, la trasformazione degli ambienti in cui vivevano i ‘nonni’ dei moderni cani li ha spinti a evolvere zampe adatte a correre. A testimoniarlo è l’analisi dei fossili degli ultimi 40 milioni di anni, eseguita dai ricercatori guidati da Borja Figueirido dell’università americana Brown di Providence, nel Rhode Island, Usa, e pubblicata su Nature Communications, qui.
Numerosi reperti fossili hanno dimostrato che i progenitori dei moderni cani vivevano nell’attuale Nord America circa 40 milioni di anni fa. Erano animali molto differenti da quelli attuali, somigliavano infatti più a delle manguste, vivevano in un ambiente caldo e ricco di foreste e le loro zampe non erano adatte alla corsa bensì al ‘perlustrare’ il territorio (l’illustrazione dei due antenati dei cani, Hesperocyon, a sinistra, e il successivo Sunkahetanka, è tratta da Science Daily, qui). La diminuzione globale delle temperature portò però a un cambiamento del loro habitat, che divenne più freddo e con sempre meno alberi, fino alla nascita di grandi praterie.
Una trasformazione che andò a selezionare la nascita di nuove caratteristiche fisiche, più adatte al nuovo ambiente. Analizzando i fossili di 40 milioni di anni fa i ricercatori hanno evidenziato come il cambiamento climatico abbia guidato la trasformazione della struttura degli arti e dei denti dei primi cani. Da animali adatti agli ambienti boscosi si trasformarono gradualmente in animali più rapidi e agili, capaci di correre a lungo come fanno i moderni lupi, in grado di inseguire per giorni i grandi caribù.
Lo studio dimostra quindi come l’evoluzione di questi predatori non fu semplicemente un adattamento di ‘rincorsa’ alle prede (come si ritiene ad esempio nel caso di ghepardi e gazzelle) ma un forte ‘motore’ fu il cambio delle temperature e quindi dell’habitat. (Ansa)