“Tranquillo Demi, è tutto a posto” sussurra Lola Webber al cucciolo meticcio di labrador. Lola lavora per Humane Society International e si trova a Wonju, in Corea del Sud, a circa 90 km dalla capitale Seul. Demi, invece, è un cane fortunato: nato in un allevamento da carne, sta per essere imbarcato in aereo e trasportato a Pittsburgh, Pennsylvania, dove sarà adottato da una famiglia americana. Insieme a lui, l’associazione animalista americana Hsi ha salvato 200 altri cani, comprando un allevamento che, dopo 30 anni, chiude l’attività per ragioni di salute del proprietario. Serviranno diversi giorni per espatriarli tutti, gli aerei non ne portano più di dieci per volta. “Negli Usa, la gente fa letteralmente la fila ai rifugi per adottarli – racconta Andrew Plumbly, un altro membro di Hsi -: le persone sono davvero coinvolte dalla storia del loro salvataggio”. Per acquistare l’allevamento di Wonju, Hsi ha dovuto lavorare sei mesi tra trattative economiche, vaccinazioni e visite mediche. L’associazione, che è alla sua sesta acquisizione in Corea del Sud, stima che siano circa 17mila le aziende di questo tipo nel paese, anche se il consumo di carne di cane è in declino. Hsi spera che entro il 2018, in occasione delle Olimpiadi invernali, il governo lo proibisca definitivamente. Ad oggi i consumatori sono soprattutto persone anziane e i cani, nella società, sono sempre più percepiti come animali domestici. Recentemente il sindaco della città di Seongnam, Lee Jae-Myung, che è in corsa per la presidenza, ha ordinato la chiusura di un grande mercato della carne di cane, il Moran Market. Ne abbiamo scritto qui su 24zampe. (nelle foto di Kim Hong-Ji per Reuters, alcune fasi dell’operazione di salvataggio)
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