“La Lombardia porti da 90 a 60 giorni l’età minima perché un cucciolo possa essere venduto”. A chiederlo sono i veterinari della sezione regionale dell’Anmvi, l’Associazione nazionale medici veterinari italiani, che non concordano sul divieto introdotto nella normativa lombarda di destinare al commercio cani o gatti “under 90 giorni”. I veterinari si rivolgono agli assessori regionali al Welfare, Giulio Gallera, e all’Agricoltura, Giovanni Fava, nonché ai dirigenti della struttura veterinaria regionale, avvertendo che “per un ‘bene commerciale’ peculiare come il cucciolo, un bene vivente e senziente, imporre ben 30 giorni in più sul limite ottimale dei 60 giorni determina una grave compromissione del suo sviluppo e del suo benessere”. Se “un periodo inferiore ai 60 giorni priverebbe il cucciolo dei benefici sanitari e psico-evolutivi derivanti dal contatto con la madre”, precisano gli esperti in una nota, “un tempo superiore può compromettere in maniera irreversibile la corretta socializzazione del cucciolo e inibire lo sviluppo armonico del suo comportamento, con riflessi sul potenziale aggressivo dovuto a carente relazione con il gruppo sociale umano (detentore, proprietario, nucleo familiare, convivenza sociale in pubblico). Riteniamo che la norma regionale dei 90 giorni vada anche a detrimento della tutela del patrimonio cinofilo lombardo e delle attività produttive a esso collegate”. Anmvi Lombardia evidenzia che proprio in questi giorni la Regione Marche, dando seguito alle istanze dei veterinari, ha ridotto da 90 a 60 giorni il limite temporale per la separazione dei cuccioli dalla fattrice. “Le Marche – osservano i medici – hanno corretto una anomalia normativa e scientifica che non trova riscontro nelle disposizioni nazionali ed europee, ma che purtroppo è stata recentemente introdotta nella legislazione lombarda (L.R. n. 15 del 29 giugno 2016). Con la presente, anche alla luce dell’emanando regolamento regionale, ne sollecitiamo nuovamente l’urgente correzione”. L’auspicio è che “le autorità regionali lombarde vogliano tempestivamente riallineare la legislazione lombarda alle evidenze scientifiche, nell’interesse dei cuccioli e del patrimonio cinologico”.