Virus West Nile, gli Zooprofilattici monitorano equidi, uccelli e zanzare

Contro la febbre da virus West Nile è scattato un modello di sorveglianza integrata che vede in prima linea anche la Rete degli Istituti Zooprofilattici ed i veterinari, con monitoraggi costanti sugli animali portatori del virus, ovvero gli equidi e gli uccelli, mentre le zanzare culex rappresentano i vettori per la trasmissione all’uomo. Un modello, spiegano gli Istituti zooprofilattici, fondato sulla collaborazione tra la Rete degli Istituti, il ministero della Salute, il Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Esotiche, l’Istituto Superiore di Sanità, gli Enti Locali, il Centro Nazionale Trapianti, il Centro Nazionale Sangue, le strutture ospedaliere e i Servizi Veterinari Locali. Un coordinamento articolato e capillare, regolato dal Piano Nazionale di Prevenzione, Sorveglianza e Risposta alle Arbovirosi 2020-2025, che suddivide l’Italia in aree a diverso livello di rischio e prevede per ciascuna specifiche azioni di controllo: dal monitoraggio degli uccelli stanziali bersaglio alla sorveglianza entomologica sulle zanzare, dai controlli clinici sui cavalli alla verifica dei casi di mortalità negli uccelli selvatici.

L’IMPORTANZA DI UNA SORVEGLIANZA VETERINARIA PRECOCE

In alcuni casi, spiega inoltre la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (Simevep), “il West Nile virus è stato intercettato nei vettori anche 9 giorni prima che si manifestasse il primo caso umano. Ciò dimostra quanto sia preziosa una sorveglianza precoce per attivare misure di sicurezza anche su trapianti e trasfusioni e implementare campagne di disinfestazione sui territori”. La prevenzione della trasmissione da West Nile virus tramite trasfusioni di sangue e trapianti di organi, sottolinea la Sivemep, “è un aspetto critico della gestione della minaccia. Il Centro Nazionale Sangue (Cns) e il Centro Nazionale Trapianti (Cnt), in stretta collaborazione con il ministero della Salute e i servizi veterinari, svolgono un ruolo chiave. Quando i servizi veterinari rilevano la circolazione del West Nile Virus in una determinata area geografica, queste informazioni vengono immediatamente condivise con il Cns e il Cnt. Questa comunicazione tempestiva consente di attuare misure preventive che possono includere: sospensione temporanea delle donazioni di sangue nelle aree a rischio o l’introduzione di test specifici per lo screening dei donatori; valutazione approfondita dei donatori di organi provenienti da aree endemiche o con sospetta esposizione al virus”. Questa collaborazione tra istituzioni, conclude la Società scientifica, “è essenziale per garantire che le donazioni di sangue e organi siano sicure, minimizzando il rischio di trasmissione del West Nile virus ai riceventi”.

I CASI DI WEST NILE VIRUS  IN ITALIA: DUE MORTI DA INIZIO ANNO

Nel frattempo, la Regione Lazio comunica due nuovi casi di West Nile Virus, riscontrati dall’Asl di Latina e confermati dalle analisi effettuate presso il laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” Irccs. Si tratta di un uomo di 71 anni, già dimesso, e di una donna di 76 anni che presenta comorbidità e si trova ricoverata in reparto ordinario. Sono, quindi, 9 i casi nel 2025 accertati di infezione da West Nile Virus, tutti in provincia di Latina, compresa la paziente deceduta la scorsa settimana all’ospedale di Fondi, portando a due il numero di persone morte in Italia dall’inizio dell’anno. Degli altri otto casi, un paziente è attualmente ricoverato in terapia intensiva, quattro ricoverati in reparti ordinari, due sono stati dimessi dall’ospedale, mentre uno è seguito con cure domiciliari. Sono 8 i casi accertati di West Nile in Campania, con 4 persone in rianimazione, mentre in Veneto sono 4 i casi accertati a partire dalla seconda settimana di luglio.

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