“Il pronunciamento del Tar, al quale ci siamo rivolti anche noi di Leidaa con un intervento ‘ad adiuvandum’, è stato deludente, ora si passerà al grado superiore di giurisdizione, ma ci vorrà del tempo. A questo punto solo la Regione può tornare sui suoi passi e fermare il massacro che inizierà lunedì prossimo. Ed è appunto quel che chiedo al presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio di fare”. Lo afferma Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli Animali e la Tutela dell’Ambiente e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. “La sorte dei cervi d’Abruzzo – prosegue Brambilla – non interessa soltanto (in negativo) ai cacciatori e agli agricoltori locali, ma anche a tutti gli italiani che amano il patrimonio naturale dell’Abruzzo e alla società civile che si è mobilitata per la salvezza di questi animali. Peraltro gli abbattimenti di massa non hanno mai risolto veramente i problemi, come dimostra il caso dei cinghiali. Rifletta Marsilio almeno sul colpo che il massacro infliggerà all’immagine di una Regione che finora è servita da esempio per la capacità di convivere con gli animali selvatici. Chi possiede un tesoro lo custodisce, non lo distrugge né lo lascia distruggere”.
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I CERVI IN SOVRANNUMERO SOTTRAGGONO RISORSE AD ALTRE SPECIE
“É una triste necessità, non siamo per niente contenti di doverlo fare e so perfettamente che nell’adottare questa scelta mi sarei guadagnato quintalate di impopolarità. Però è necessario farlo perché quando una specie diventa in sovrannumero sottrae spazio alle altre e noi abbiamo specie molto delicate come l’orso Marsicano e il camoscio d’Abruzzo che rischiano, se non teniamo sotto controllo la popolazione dei cervi, di non avere più la nutrizione sufficiente: un cervo adulto mangia circa 20 chili di vegetazione al giorno”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio (FdI) a proposito della delibera della sua giunta sull’abbattimento selettivo di 469 cervi, intervenendo, nel pomeriggio, a Tg4 – ‘Diario del giorno’ su Retequattro. “Interi branchi di cervi sono stati anche recentemente filmati – ha aggiunto – e sono diventati molto virali perché è uno spettacolo bellissimo da vedere, ma consumano tanta vegetazione e questo è un problema che zoologi, biologi, faunisti, veterinari, dirigenti e direttori dei parchi regionali e nazionali hanno segnalato e che l’Ispra, ente per la protezione e la ricerca ambientale che ha una competenza sulla fauna selvatica, ha certificato e riconosciuto”. Secondo Marsilio la questione principale è “mantenere l’equilibrio ambientale, poi c’è anche la sicurezza stradale con l’incremento degli incidenti e il tema degli agricoltori, perché nessuno può pensare di risolvere il problema facendo non so quante mila chilometri di recinzioni elettrificate in piena campagna: tutte queste soluzioni che vengono proposte adesso come soluzioni alternative, sono quelle che abbiamo già adottato, ma non sono sufficienti”. “Registro che la Regione Abruzzo – ha sottolineato – è l’ultima regione in Italia ad aver aperto la caccia, ad averlo fatto solo in una provincia su quattro, solo nelle aree fuori parco e per un numero limitato di capi”. (Foto di Marino Baroncini, una cerva a Civitella Alfedena, scattata a ottobre 2018 e tratta da X@paesaggiabruzzo)
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