Per la prima volta in 751 anni di “Sagra dei Osei” a Sacile, provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, gli allevatori stamani non hanno aperto le gabbie degli uccelli impedendo l’avvio del concorso canoro più antico d’Italia. La decisione è stata assunta come forma di protesta per i sequestri di volatili sempre più diffusi, da parte delle forze dell’ordine, in numerose manifestazioni ornitologiche e di settore. La sessantina di allevatori, giunti da tutta Italia, che ha promosso lo sciopero ha spiegato di non voler partecipare al concorso “perché siamo stanchi di essere trattati come criminali nei controlli durante le fiere”. “Un segnale forte a livello nazionale – ha commentato Lorena Bin, presidente della Pro Sacile, che ha solidarizzato con i manifestanti – e speriamo che possa servire”.
MANIFESTAZIONE OSTEGGIATA DAGLI ANIMALISTI: “ANTIQUATA E CRUDELE”
La manifestazione ornitologica, la più antica d’Europa e che registra la vendita di circa 50mila animali selvatici, esotici durante le due giornate della fiera, da anni è nel mirino degli animalisti che condannano “fermamente la pratica di cattura, manipolazione e commercializzazione” di migliaia di animali durante la Fiera. L’evento, scrivevano pochi mesi fa Animalisti italiani e Centopercento animalisti, “perpetua una visione antiquata e crudele nei confronti degli animali, compromettendo il loro benessere e ignorando la necessità di tutelare la vita selvatica”. In passato la sagra ha visto la presenza di presidi di difensori dei diritti degli animali: da 750 anni gli Osei “è il simbolo di tutte le sagre che consentono l’esposizione di centinaia di migliaia di animali rinchiusi a vita, utilizzati e venduti come fossero oggetti commerciali, senza alcun rispetto per la loro vita e il loro desiderio di libertà”, scrive Lav sul proprio sito.
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