“Al momento ci sono 24 focolai in atto negli allevamenti domestici di suini. In primis in Lombardia con 18 focolai, poi in Piemonte con 5 e 1 in Emilia Romagna. C’è grande attenzione e lavoro da parte della struttura commissariale, del ministero della Salute, del ministero dell’Agricoltura e di tutti i protagonisti dell’emergenza che si sta gestendo”. Sono parole del commissario straordinario per la Peste Suina Africana (Psa) Giovanni Filippini. Il commissario, che si è insediato a metà agosto e che proprio ieri ha emesso una ordinanza, riferisce che sta cercando di “riprendere le fila di questa emergenza che ha necessità sia di rivedere la strategia alla luce di quanto sta accadendo e anche di rivedere l’organizzazione che ruota intorno alla strategia”, sostiene. Intanto anche la Toscana provvede ad allineare le procedure regionali con quelle nazionali che già a livello centrale puntavano a velocizzare le procedure burocratiche relative al depopolamento dei cinghiali e le misure di prevenzione ed eradicazione della malattia, nonchè aumentare l’efficacia delle azioni.
L’ORDINANZA: MAGGIOR BIOSICUREZZA IN ALLEVAMENTO…
Nell’ordinanza del commissario, le due colonne portanti sono depopolamento e più biosicurezza. Nelle zone di restrizione parte I, parte II e parte III delle Regioni Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna vengono inaspriti i divieti di movimentazione degli animali e di accesso agli allevamenti situati nelle zone di restrizione e gli allevamenti che non si atterranno alle regole per limitare i contagi dovranno chiudere. Vietati gli accessi di automezzi non autorizzati e ai professionisti “compresi i veterinari liberi professionisti, i tecnici di filiera, i mangimisti nonché di qualsiasi altra persona non direttamente connessa con la gestione quotidiana degli animali”. Vietate le manutenzioni non indispensabili mentre chi entra negli allevamenti dovrà “indossare tute e calzari monouso all’ingresso e garantire di non aver visitato altri allevamenti suini nelle 48 ore precedenti l’ingresso e di non essere stati in boschi o altri luoghi in cui sia stata segnalata la presenza di cinghiali”. Fino a nuovo ordine, niente mercati e fiere del settore. Disposto, infine, anche l’abbattimento preventivo di tutti i capi di un allevamento nel caso in cui “sia stato individuato un qualsiasi contatto diretto o indiretto con un focolaio confermato”.
…E DEPOPOLAMENTO DEI CINGHIALI SUL TERRITORIO
Il secondo filone di intervento riguarda le attività di depopolamento. La Regione, oltre ai 5 milioni che mette a disposizione ogni anno per le attività faunistiche, ha destinato nel 2024 risorse del bilancio regionale alle Province che, attraverso gli organi di polizia, sono responsabili dell’attuazione delle attività di riduzione della specie, prevedendo anche un contributo per ogni capo abbattuto. Sono stati aggiunti, con la variazione di bilancio, ulteriori 285mila euro, che portano per il 2024 a 1,2 milioni in più per le Province per interventi sugli animali fossori o sui cinghiali, in relazione alle necessità dei singoli territori. Le risorse si concentrano nelle province maggiormente a rischio di diffusione della peste suina africana. In questi giorni si stanno avviando inoltre le attività di contenimento della specie nelle Province di Parma e Piacenza, utilizzando operatori specializzati.
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AGGIORNAMENTO DEL 2 SETTEMBRE 2024 – VETERINARI MINACCIANO AGITAZIONE
La recente ricomparsa della peste suina africana negli allevamenti di suini domestici “è motivo di grande preoccupazione per le ricadute sanitarie, economiche e sociali che ne derivano”. Ma nessun cenno viene fatto al gravoso impegno dei veterinari del Servizio sanitario regionale, “che stanno moltiplicando il lavoro per i controlli sanitari negli allevamenti e per l’estinzione dei focolai”. Lo scrive Gian Carlo Battaglia, presidente della Federazione medici veterinari Lombardia, che minaccia: “Sia riconosciuto il lavoro aggiuntivo dei medici veterinari o sarà stato di agitazione”. I veterinari delle agenzie di tutela della salute, in Lombardia stanno lavorando con organici insufficienti: “Basti dire che nella regione sono presenti solo 11% dei veterinari del Servizio sanitario nazionale a fronte di filiere, come quella suina, che valgono il 40% di quelle nazionali, e con un numero di focolai che sono già il doppio di quelli del 2023”. Inoltre la Regione Lombardia “non ha ancora riconosciuto il gravoso lavoro aggiuntivo effettuato in occasione dell’emergenza di peste suina dell’estate 2023” quando sono state effettuate 10.000 visite e 90.000 controlli diagnostici in circa 90 giorni. Se questo si ripeterà, Fvm Lombardia, conclude il presidente, “si troverà costretta ad assumere le iniziative sindacali come la proclamazione dello stato di agitazione, idonee a tutelare il diritto al giusto riconoscimento del lavoro aggiuntivo”.
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