Registrato il primo caso di peste suina nel Piacentino. Riguarda – così riporta il quotidiano ‘Libertà ‘- un singolo caso di positività registrato nel territorio di Pontedellolio e che ora porterà all’abbattimento degli esemplari di un intero allevamento, “si parla di centinaia di capi”, come prevedono le norme di sicurezza sulla Psa. Proprio ieri, sottolinea il giornale locale, una circolare ministeriale, nel riportare sei nuovi casi di focolai tra i suini riscontrati dal 26 luglio tra Trecate (Novara), Besate (Milano), Mortara (Pavia), Gambolò (Pavia) e Vernate (Milano), cita anche quello piacentino. Il caso di Pontedellolio, viene evidenziato, è stato confermato il 30 luglio dopo le analisi effettuate prima all’Istituto Zooprofilattico di Modena e poi confermate dal centro nazionale di Perugia su un maiale morto.
IL CONTAGIO? PROBABILE SIA STATO PROVOCATO DALL’UOMO
Nell’allevamento piacentino è stato effettuato un sopralluogo da parte dell’Osservatorio epidemiologico della Regione e dall’Ausl di Piacenza. “Tutti i capi dovranno essere abbattuti e l’allevamento dovrà essere bonificato, tramite la distruzione o la disinfezione di tutto il materiale che contiene”, ha spiegato a ‘Libertà’ il direttore del Dipartimento di Sanità pubblica e animale e “questo comporterà anche limitazioni per altri allevamenti della zona, più stringenti entro 3 chilometri e maggiore sorveglianza entro i 10 chilometri. Sono previste limitazioni agli spostamenti degli animali e dei prodotti, per evitare la diffusione del virus”. Quanto alle cause del contagio, viene sottolineato, “è più facile che possa essere stato portato inavvertitamente dall’uomo piuttosto che da un cinghiale ma al momento non abbiamo certezze”. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 5 AGOSTO 2024 – L’ALLEVATORE: LASCIATI SOLI IN QUESTA GUERRA
“Bisogna prendere in mano la situazione, siamo noi allevatori da soli in guerra”. È l’appello che arriva dall’imprenditore piacentino, il primo in Emilia-Romagna, che ha dovuto abbattere tutti e 500 i capi del suo allevamento di maiali per la presenza di peste suina. “Adesso è toccato a me – dice in un’intervista a Libertà – ma se va avanti così, tra tre anni non esisterà più nemmeno un allevamento in Italia e dovremo andare a comprare gli animali all’estero, mangeremo solo carni da altri Paesi”. L’allevatore di Pontedellolio, che preferisce restare anonimo, sottolinea di aver fatto tutto quello che era stato deciso, “in termini di sicurezza”. Eppure il virus nell’allevamento ci è entrato. “Forse un uccello o magari un insetto, una zecca”, ipotizza l’allevatore. Non si sa quando si potrà ricominciare a lavorare, “intanto perché dopo la sanificazione non è certo che si possa subito ripopolare, poi perché bisogna anche comprarli gli animali”. “Dicono che ripagheranno tutto, ma non so quando, non so neanche se ci daranno un tanto al mese o tutto in una volta”, e intanto, a spanne, stima un danno “che va intorno al milione di euro”. “Hanno trovato un colpevole, il cinghiale, ma non gli si può sparare. Poi però si uccidono tutti gli animali dell’allevamento: forse perché è più facile, no? Così si evitano i grattacapi e si scaricano i problemi sugli allevatori”. (Ansa)