“In Italia abbiamo, secondo le stime, un soprannumero di oltre un milione di cinghiali, una cifra in aumento e non in diminuzione. Abbiamo già attivato la commissione con Ispra e altri esperti e contiamo, entro la prima decade di luglio di predisporre e sottoporre il Piano straordinario di cattura e abbattimento dei cinghiali”. Lo ha detto il Commissario straordinario alla peste suina africana, Vincenzo Caputo, in audizione in Commissione Agricoltura della Camera, in merito all’evoluzione della situazione epidemiologica e alle nuove iniziative per l’eradicazione della malattia. Al Paese, ha precisato, “manca un sistema di regolazione pubblica di questi animali. Abbiamo circa 600mila addetti alla caccia, di cui alcuni abilitati anche alla caccia al cinghiali, ma questo non ci consente una eradicazione efficace della malattia. Stiamo lavorando per portare il Paese a una bioregolazione della presenza di questa specie, per eradicare in tempi ragionevoli anche la malattia”. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, quasi sette italiani su dieci (69%) ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi, il 58% li considera una vera e propria minaccia per la popolazione e il 75% un serio problema per le coltivazioni e l’equilibrio ambientale.
LE MISURE DI CONTRASTO ALLA PSA
Il decreto legge 75 del 22 giugno 2023 ha introdotto importanti novità sulle misure di contrasto alla Peste suina. “La conversione in legge del decreto – per Caputo – può essere occasione straordinaria per individuare una figura di un bioregolatore come figura di pubblico servizio deputata a questo, avvalendoci anche del mondo venatorio e di tutte le figure addette per creare un piccolo esercito per fronteggiare il fenomeno”. Dobbiamo poi, “rafforzare fortemente la sorveglianza attiva della malattia, e quindi una rivisitazione dei Piani regionali di depopolamento che il commissario intende prendere in mano nei prossimi giorni”. Di fronte a questo problema, ha concluso il Commissario, “siamo partiti da un iniziale scoraggiamento collettivo, anche per via di posizioni distanti. Ora possiamo dire che la peste suina ora è riconosciuto come problema nazionale. Ma non possiamo sognarci di proclamare uno stato di emergenza nazionale, perché sarebbe un disastro epocale ai fini della filiera”.
SETTE LE REGIONI “INTERESSATE” DAL VIRUS
“In Italia facciamo i conti al momento con la circolazione del virus in Liguria (nella foto in alto, un cinghiale a Genova), Piemonte e, parzialmente, con una piccolissima espansione verso la Lombardia. Per quanto riguarda il Centro Italia abbiamo il focolaio della citta di Roma, che risulta ancora attivo. L’ultima new entry è in provincia di Reggio Calabria, che ha fatto seguito a un caso in Campania, che ha sfiorato anche la Basilicata. Queste sono le regioni interessate dalla circolazione del virale”, ha detto ancora Caputo. “Per quanto riguarda l’ambiente zootecnico – ha detto Caputo – i grandi distretti suinicoli italiani per ora non sono interessati; ma abbiamo alcune positività in allevamenti medio-piccoli che portano a dover prevedere restrizioni anche in allevamenti commerciali e industriali che insistono in quei territori”. La peste suina, ha ricordato, una malattia che non colpisce l’uomo, “ma colpisce il settore suinicolo e della trasformazione nel momento in cui questa viene si trova in aree colpite da restrizioni”. Dal punto di vista delle azioni messe in campo in ambiente zootecnico, ha concluso il Commissario, “il Sistema Italia è stato apprezzato ieri, dopo l’audizione europea, per la precisione nella notificazione e per la gestione dei focolai domestici”.
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