Perchè il falco pellegrino si è spostato dalle pareti rocciose ai cornicioni dei grattacieli per nidificare e cacciare i piccioni cittadini? E il geco comune, per quale motivo dal bacino del Mediterraneo è divenuto ormai una presenza fissa anche nelle città alpine? Cosa spinge le cornacchie nere orientali, in Giappone, a utilizzare le auto come comodi schiaccianoci (e lo fanno sulle strisce, per evitare di venire investite)? Sono alcune domande alle quali cerca di rispondere la mostra “Wild City. Storie di natura urbana”, ideata dal Museo delle scienze di Trento (Muse), aperta dal weekend scorso fino al 5 novembre 2023. Di sicuro, nel processo di adattamento a questo strano ecosistema di origine antropica, molte specie sono venute a patti con gli elementi condizionanti e hanno sfruttato gli elementi a favore. E così le nostre città si popolano di gabbiani e cinghiali ma anche di scoiattoli, falchi grillai, parrocchetti, volpi, api e molti altri animali.
CITTA’ BIO-DIVERSE PER CONSERVARE LA BIODIVERSITA’ GLOBALE
Il percorso espositivo multimediale “racconta cos’è la città in termini di ostacoli, di nuove condizioni e risorse connesse al nostro interagire, alle nostre attività e commerci; ma anche come la città eserciti nuove pressioni evolutive. Il messaggio proposto è che la coesistenza è possibile e va praticata nella misura in cui le città del futuro occuperanno una superficie sempre maggiore: avere città bio-diverse significherà contribuire sempre più alla conservazione della biodiversità globale”, spiegano i curatori Osvaldo Negra e Alessandra Pallaveri. L’allestimento grafico è opera dell’illustratrice Nadia Groff mentre la curatela scientifica conta un Advisory Board d’eccezione, composto da Telmo Pievani, Luigi Boitani e Menno Schilthuizen.
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