Giovedì Grasso è il giorno del ‘Toro’ per il Carnevale di Venezia che oggi ha rivissuto un rito millenario lungo gran parte della città con epilogo in Piazza San Marco. Lo spettacolo – a cura della Compagnia L’Arte dei Mascareri – ha ripercorso l’antico aneddoto del Giovedì Grasso dell’anno 1162 in cui si celebrava la vittoria del doge Vitale Michiel II sul Patriarca Ulrico di Aquileia e la sconfitta dei suoi 12 Feudatari ribelli. In memoria del tentativo di insurrezione, soffocato nel sangue, ogni anno, anche i successori del Patriarca dovevano inviare in dono e risarcimento al Doge in carica un toro, 12 pani e 12 porci ben pasciuti. Il toro-Patriarca e i 12 Porci-Feudatari venivano messi allo scherno nella pubblica piazza, con un rituale che prevedeva, al suo culmine, lo spettacolare taglio della testa del toro, da qui il detto tutto veneziano “Tagiar la testa al toro” che significa chiudere la faccenda definitivamente, sinonimo di soluzione rapida, secca anche se dolorosa.
UN TEMPO GLI ANIMALI VENIVANO MACELLATI E CUCINATI, OGGI SONO IN CARTAPESTA
Gli animali venivano successivamente macellati e cucinati, la loro carne distribuita durante i banchetti tra i nobili, il clero, il popolo e i carcerati. Oggi il corteo mascherato con tanto di Toro, i 12 pani e i 12 porci (tutti in cartapesta), è partito da Rialto e ha attraversato, intervallato da spettacoli e intrattenimento itinerante, Campo San Bortolomio, Campo San Luca, Campo Manin, Campo Sant’Angelo (dove ha incontrato i Malebranche in omaggio al XXVI canto dell’Inferno di Dante a cui il corteo si è ispirato quest’anno per il centenario della sua morte), Campo Santo Stefano, Campo San Maurizio, Via XXII Marzo fino ad arrivare a Piazza San Marco tra gli applausi della folla. Dopo il taglio della testa del toro, tutte le maschere del corteo, a suon di musica, hanno ballato sulle note di Disco Inferno. (Ansa, foto da carnevale.venezia.it)