Avviare al più presto un processo per la definizione di un’etichettatura volontaria secondo il metodo di allevamento che garantisca ai consumatori la possibilità di fare acquisti consapevoli. E’ l’obiettivo della petizione lanciata dalle associazioni ambientaliste Compassion in World Farming (Ciwf) e Legambiente e rivolta ai ministri delle politiche agricole Centinaio e della Salute Grillo. Le due associazioni esprimono, infatti, preoccupazione per la diffusione, sui prodotti di origine animale, di etichette con il claim “benessere animale”, che sono fuorvianti quando non riportano specifiche indicazioni sul metodo di allevamento. “Fra le etichette che compaiono sui prodotti di origine animale quella con ‘benessere animale’ – spiegano le due associazioni in una nota – si sta diffondendo molto rapidamente, alla pari di altre indicazioni di vario genere come ‘fresco di allevamento’, ‘genuino’, ‘100% naturale’. Queste etichette destano la preoccupazione di Ciwf Italia e Legambiente perché possono ingannare i consumatori sulle condizioni di vita degli animali”. “Il claim ‘benessere animale’, in particolare, non dà nessuna informazione sul metodo di allevamento”, spiegano ancora le ong, e “può essere applicato anche a prodotti provenienti da allevamenti intensivi rendendoli indistinguibili, ad esempio, dai prodotti provenienti da allevamenti all’aperto”. In Italia vengono allevati circa 620 milioni di animali ogni anno, 565 dei quali si stima siano allevati in sistemi intensivi. “Rendendo non riconoscibili i prodotti provenienti da allevamenti all’aperto o, più in generale, da quelli più rispettosi del benessere animale – concludono – si penalizzano tutti quegli allevatori che lavorano per dare una vita migliore agli animali, rispettando l’ambiente e la salute delle persone. Le etichette sul benessere animale rischiano così di livellare verso il basso quella qualità del made in Italy che tanto si sponsorizza, soprattutto all’estero”.
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