E’ in crescita la popolazione del Camoscio appenninico nel Parco dei Monti Sibillini. E’ quanto emerge dai risultati del nono censimento autunnale al bramito che si è svolto l’ultima settimana di ottobre, nell’ambito del progetto di interesse comunitario per la conservazione dei mammiferi dell’Appennino centrale, realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello del Gran Sasso e Monti della Laga, per la direttiva “biodiversità” del Ministero dell’Ambiente. A fronte di 31 individui rilasciati tra il 2008 e il 2014, 77 sono i camosci osservati il 23 ottobre, mentre il 31 ne sono stati osservati 88; ma la stima complessiva, basata anche sul monitoraggio durante l’anno anche mediante video-trappole, è attualmente di circa 150 individui, per lo più concentrati sull’area del Monte Bove dove evidentemente il camoscio ha trovato un habitat idoneo e ancora capiente per consentire un ulteriore sviluppo della colonia. Il Camoscio appenninico è endemico dell’Appennino centrale e ha rischiato seriamente di scomparire nella prima metà del ‘900, quando ne sopravvivevano appena poche decine solo in Abruzzo. Oggi, grazie all’istituzione dei Parchi Nazionali e ai progetti, anche comunitari, di conservazione, non è più a rischio immediato di estinzione, anche se è considerato ancora vulnerabile soprattutto a causa della sua scarsa variabilità genetica. Il censimento, effettuato dai tecnici faunisti in collaborazione con il reparto Carabinieri del Parco e la partecipazione di volontari (11 nella prima sessione e 15 nella seconda), ha assunto un significato particolare anche per la ripresa delle attività e del territorio nel suo complesso, duramente colpito dai gravi eventi sismici del 2016. (Ansa)
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