Sono tredici i candidati “segnalati positivamente” dalla Lav a essere entrati in Parlamento “grazie anche al nostro sostegno con l’iniziativa #ancheglianimalivotano” e che dal “prossimo 23 marzo difenderanno attivamente gli animali”, scrive il presidente Gianluca Felicetti sul sito dell’associazione animalista. Il fatto che siano di diverse e a volte opposte parti politiche non preoccupa Lav, che non disdegna e, anzi, è molto attiva nel costruire maggioranza trasversali.
TRA GLI ELETTI AMICI E NEMICI
“Eletti per la prima volta o confermati tre M5S (Chiara Gagnarli, Orietta Vanin, Gianluca Perilli), tre Forza Italia (Michela Vittoria Brambilla, Gabriella Giammanco, Micaela Biancofiore), tre Pd (Monica Cirinnà, Patrizia Prestipino, Tommaso Cerno), due Fratelli d’Italia (Walter Rizzetto, Paolo Frassinetti), due LeU (Loredana De Petris, Rossella Muroni) e con loro, ringraziando chi non è più in Parlamento fra le quali Amati, Petraglia, Granaiola, Brignone, Repetti, potremo riprendere il positivo cammino del nostro Intergruppo Parlamentare Animali al quale man mano potranno aggiungersi altri eletti”. Sul fronte opposto a quello di Lav, “poco meno di una ventina di parlamentari fra pro caccia in particolare e pro circhi con animali, fra i quali segnaliamo Francesco Bruzzone e Maurizio Fugatti (Lega), Vittorio Sgarbi (Forza Italia), Maria Cristina Caretta (FdI) e Susanna Cenni (Pd)”, indica.
LE LEGGI CON MAGGIORI PROBABILITA’ DI SUCCESSO
Alla luce del risultato del 4 marzo, tra le leggi che gli antivivisezionisti giudicano con maggior possibilità di vedere la Gazzetta Ufficiale ci sono lo stop agli allevamenti di animali per pellicce (che “partirà bene avendo il sì di M5S e FI”) e il Codice dei diritti degli animali domestici (“la Coalizione di centrodestra ha un impegno specifico”) mentre “l’inserimento della tutela degli animali in Costituzione avrebbe sicuramente il sostegno di FI e LeU”. Non mancano, nel post di Felicetti, le speranze per le proposte care alla Lav (detassazione del mantenimento di animali nelle famiglie e stop alla caccia) nè la constatazione che “la questione animale, nonostante gli annunci di roboanti formazioni politiche con ricadute sulle nostre azioni che non si esauriscono nel tempo di una campagna elettorale, fatica ancora a farsi strada nelle sale istituzionali”.