Anche la perdita del proprio cane, e non solo quella di congiunti ‘umani’, può provocare la ‘sindrome del cuore infranto’, un insieme di sintomi del tutto simili ad un attacco cardiaco. Lo ha dimostrato il caso di una donna texana descritto dal New England Journal of Medicine. La donna, di 62 anni, si è svegliata una mattina pochi giorni dopo la morte del proprio cane con un forte dolore al petto e altri sintomi che facevano pensare ad un infarto. Una volta arrivata al Texas Medical Center di Houston però gli esami hanno escluso che ci fosse un attacco cardiaco in corso, e i medici hanno formulato una diagnosi di ‘cardiomiopatia di tako-tsubo’, una sindrome talvolta mortale che appunto imita in tutto un infarto e che è scatenata da eventi drammatici, come la morte del coniuge o di un figlio. Tako-tsubo, in giapponese, è il cestello usato per catturare il polpo, dalla forma caratteristica e somigliante a quella che assume il ventricolo sinistro durante la sindrome. “A provocare l’evento è stata la morte del mio yorksire terrier, Meha – racconta Joanie Simpson, la paziente, al Washington Post -. Ero inconsolabile, mi ha veramente colpito molto”. L’episodio conferma i risultati di diversi studi secondo cui il rapporto con il proprio animale domestico può diventare in tutto e per tutto simile a quello con un parente stretto. Secondo una ricerca pubblicata da poco su Veterinary Record, ad esempio, chi ha un cane o un gatto malato ha gli stessi segni di stress di chi deve accudire un congiunto. (nella foto sopra, un cimitero per animali d’affezione)
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