Anche i pesci soffrono di depressione. Lo dimostra uno studio del Dipartimento di Scienze Biologiche e Ambientali dell’Università Troy in Alabama condotto dal professor Julian Pittman e segnalato dal New York Times, qui. Lo studioso, osservando i pesci zebra durante i suoi studi sulla depressione, ha scoperto “paurose attinenze” tra la neurochimica degli animali che nuotano troppo a lungo sul fondo delle vasche, apparentemente senza meta, e le persone depresse, che perdono interesse per quasi tutto tra cui il cibo, il gioco e le novità. Altre ricerche hanno dato risultati analoghi, secondo l’associazione americana Mercy for Animals, che segnala la vicenda. Anche Culum Brown, biologo comportamentale dell’Università Macquarie di Sydney, ha constatato che le modalità di persone e pesci depressi sono molto simili, e uno studio condotto da Royal Society Open Science, ha rivelato che i salmoni allevati soffrono di depressione grave, rinunciando a galleggiare e muovendosi quasi senza vita nelle vasche. “Proprio come gli animali terrestri, i pesci sono esseri intelligenti e sensibili”, spiega la ong, citando un articolo di Vox che illustra le abilità dei pesci, che “imparano l’uno dall’altro, riconoscono i vecchi amici, rispettano le gerarchie sociali e tracciano mappe spaziali complesse del loro ambiente”. Uno studio riportato da Nature Scientific Reports ha scoperto che i pesci si guardano a vicenda quando cercano il cibo. Ed è scientificamente noto che questi animali provano dolore e piacere, come cani, gatti e altri animali. “Purtroppo l’industria ittica tratta i pesci come oggetti – segnala in conclusione Mercy For Animals -, strappando loro la pelle da vivi mentre soffocano fuori dall’acqua”.
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