La legittimità della soppressione del Corpo Forestale dello Stato e l’assorbimento del personale nell’Arma dei Carabinieri, riforma voluta nel 2016 dal Governo in base alla legge delega Madia, sarà valutata dalla Corte Costituzionale. Il provvedimento è il risultato del contenzioso apertosi dinanzi ai Tar d’Italia a seguito dei ricorsi presentati da oltre duemila appartenenti all’ex Corpo Forestale i quali, con la riforma, avevano visto mutato lo status giuridico da civile a militare. In particolare il Tar Abruzzo, sezione di Pescara, al quale si è rivolto il vice sovrintendente della Forestale Vincenzo Cesetti, ha considerato la riforma contraria alla “libertà di autodeterminazione” degli appartenenti alla Forestale, “in mancanza della possibilità di esercitare una scelta pienamente libera e volontaria di divenire personale militare”. A riferirlo l’avvocato Egidio Lizza dello studio legale Romano di Benevento, che assiste gran parte degli ex Forestali nel contenzioso. I giudici abruzzesi, osserva il legale, “dubitano della razionalità della riforma che cancella un Corpo ad alta specializzazione per indimostrate esigenze di bilancio. La critica è ancor più severa quando focalizza l’attenzione sul fatto che il disciolto Corpo Forestale – conclude Lizza – è sempre stato riconosciuto quale capace tutore del bene ambiente, che è uno dei diritti fondamentali della persona”. “Mai questo diritto – ha detto Michela Vittoria Brambilla, presidente nazionale del Movimento animalista – è stato tanto messo in discussione come sotto i governi Renzi e Gentiloni”. Per la Fp-Cgil, che ha promosso più di mille ricorsi di appartenenti al soppresso Corpo Forestale dello Stato presso diversi Tar, “la militarizzazione forzata degli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato presenta diversi profili di incostituzionalità e la militarizzazione non garantisce maggiore efficacia al funzionamento delle forze di polizia”. I parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle, sostengono di “aver visto giusto” oltre un anno e mezzo fa durante tutto il dibattito sulla legge Madia. “L’ordinanza del Tar dell’Abruzzo – spiegano – riconosce la fondatezza delle nostre tesi e l’assoluta incompetenza del governo Renzi-Gentiloni. Ora siamo davvero curiosi di sapere cosa ne pensa lo stesso ministro e tutto il governo”. Per la capogruppo di Sinistra italiana Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, la riforma Madia si è rivelata “una scelta che è costata moltissimo al Paese: in un’estate flagellata dagli incendi ci siamo trovati senza i mezzi, le competenze e l’esperienza” dei Forestali.
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