Pur di ottenere il pizzo dagli imprenditori ricorrevano alle minacce con armi o persino con animali feroci come i caimani, o passavano ai pestaggi veri e propri. E’ quanto emerso a carico degli otto presunti affiliati alla cosca Caterino-Ferriero di Cesa (Caserta), facente parte del clan dei Casalesi, arrestati oggi dai Carabinieri. Il Gip di Napoli ha disposto su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sette ordinanze in carcere e una ai domiciliari, a carico dei capi, ovvero il 59enne Nicola Caterino, storico referente dei Casalesi a Cesa, i figli Amedeo e Pietropaolo di 33 e 30 anni, Michele Ferriero di 39 anni, ritenuto il successo di Caterino senior; tra i destinatari anche il 43enne Antonio Cristofaro, considerato tra gli estorsori più feroci, protagonista della minacce ad un imprenditore con un caimano; dopo una prima scarcerazione nel 2014, Cristofaro ricominciò subito a fare le estorsioni. Sarebbero almeno 15, è emerso dalle indagini eseguite dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa, gli imprenditori costretti a pagare la tangente alla cosca nei canonici periodi di Natale, Pasqua e Ferragosto; in un caso, gli inquirenti hanno accertato che a due imprenditori edili fu richiesta una somma a titolo di estorsione di 100mila euro; i due furono anche pestati selvaggiamente. Determinanti per le indagini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luca Mosca, ex affiliato al gruppo, e le intercettazioni ambientali e telefoniche. (Ansa)
AGGIORNAMENTO DELLE 21.30 – CASERTA: USANO CAIMANO PER MINACCIARE VITTIME DEL PIZZO
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POST ORIGINALE DELLE 8.30
Un tempo erano elefanti e rinoceronti, oggi sono serpenti e coccodrilli ma anche tigri e leoni. Sono tanti gli animali selvatici e pericolosi scelti per impressionare gli amici, intimidire i nemici e affermare l’onnipotenza del “capo”. E se nel 1770 il Re Luigi XV riceve in regalo un rinoceronte di Chandernagor femmina, chiamata Clara, che sistema nel serraglio di Versailles, oggi sono i boss della criminalità a custodire in casa questi simboli viventi del potere. Nei giorni scorsi i carabinieri di Napoli hanno trovato un pitone in casa di Walter Mallo, arrestato perché considerato dagli investigatori il boss di uno dei più agguerriti clan camorristici in espansione a Napoli. Ma non si tratta di un caso isolato. Nel corso di un’operazione antidroga condotta nell’agosto 2010 i finanzieri di Roma trovarono all’interno delle abitazioni perquisite un pericoloso pitone albino (Python Molurus Bivittatus varietà albina) di circa 3 metri, in stato di libertà. Il serpente, che fu trovato con due etti di cocaina nel corpo, veniva usato sia come corriere della droga che come mezzo di intimidazione dei cattivi pagatori. Il pitone fu sequestrato dalla Guardia di Finanza e dal personale del Corpo Forestale e poi affidato alle cure veterinarie degli esperti del Bioparco di Roma, che vista la rarità della specie manifestò la disponibilità a ospitarlo. A marzo del 2014, nell’ambito di un’operazione a Lecce a carico di Lucio Vetrugno, esponente di spicco della Sacra Corona Unita ucciso in un agguato qualche anno prima, gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce confiscarono anche una tigre di razza siberiana (nella foto). L’animale era stato allevato nella masseria di Vetrugno che, negli ambienti, era noto anche con il soprannome di “Lucio della tigre”. Nel 2009 in casa di un boss emergente del casertano i poliziotti trovarono un coccodrillo. Il pericoloso animale veniva usato per intimorire le vittime e costringerle a pagare il pizzo. Ma l’abitudine dei boss a tenere animali esotici e pericolosi in casa non è una novità degli ultimi anni. Già nel 1998 gli investigatori trovarono un leone di 160 kg, chiamato Simba, nel giardino di un esponente di spicco della camorra.