La riforma del processo civile punta a guarire i mali della giustizia, ma affronta anche temi delicati – come la famiglia – e inediti – come la proprietà degli animali domestici (intervenendo impedendo la loro pignorabilità). Ci sono poi casi in cui “family&pets” coincidono, come nelle separazioni, sempre più numerose in Italia, che non coinvolgono più solo i figli e i beni materiali, ma anche cani e gatti. A volte con risvolti comici. “Ricordo una coppia di quarantenni, senza figli e in via di separazione” racconta l’avvocato Eliana Onofrio, esperta in diritto di famiglia, “entrambi affezionati al loro cane di razza. Nessuno voleva rinunciarvi e l’uno comprendeva le ragioni dell’altro, così era stata trovata una ragionevole intesa: l’animale avrebbe passato una settimana con l’uno e una con l’altra. Ma non si trovava l’accordo su chi avrebbe detenuto il pedigree e alla fine andò al marito”. Ma non sempre le coppie si danno battaglia su chi debba tenere il cucciolo di casa: due coniugi litigavano su chi non dovesse tenere il cane, un enorme Terranova. “Era stato il marito a volere un cane così, poichè vivevano in una casa col giardino. Ma nel nuovo monolocale del marito il cane si sarebbe sentito costretto. Così la moglie ottenne l’assegno di mantenimento per i figli e per il cane“. C’è anche un disegno di legge depositato in Senato (il n.1932, qui) che mira a modificare il Codice civile introducendo un “titolo XIV-bis degli animali”, dove l’art. 455-ter (Affido degli animali familiari in caso di separazione dei coniugi) recita: “In caso di separazione dei coniugi, proprietari di un animale familiare, il Tribunale, in mancanza di un accordo tra le parti, a prescindere dal regime di separazione o di comunione dei beni e a quanto risultante dai documenti anagrafici dell’animale, sentiti i coniugi, i conviventi, la prole e, se del caso, esperti di comportamento animale, attribuisce l’affido esclusivo o condiviso dall’animale alla parte in grado di garantirne il maggior benessere. Il tribunale è competente a decidere in merito all’affido di cui al presente comma anche in caso di cessazione della convivenza more uxorio”. Il Tribunale di Milano, dal 2013, accoglie fra le clausole di una separazione consensuale il patto secondo cui gli animali domestici, (è successo per due gatti), vanno affidati al coniuge presso cui è collocato il minore. Questo perchè l’animale domestico non rientra tra le “cose” ma, secondo l’intepretazione più moderna e alla luce del trattato di Amsterdam, viene riconosciuto come “essere senziente”.