“Gli animalisti hanno denunciato lo chef stellato Carlo Cracco perché ha presentato un piatto a base di piccione. Mi sembra una esagerazione”: Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, commenta così la notizia della denuncia dello chef annunciata da una associazione animalista, Aidaa, non nuova a “sparate” contro personaggi noti. Ciambetti ricorda che la normativa vigente “impedisce l’abbattimento del piccione selvatico (Columba livia)”, una specie soggetta alla tutela prevista da una direttiva europea, “ma un conto – dice – sono i piccioni selvatici, un altro quelli di allevamento: i primi non si possono cacciare né servire a tavola, i secondi, invece, si acquistano da allevatori specializzati e sono il piatto forte di molte trattorie e ristoranti un po’ in tutta Italia”. Il presidente del consiglio regionale sottolinea che da secoli in Veneto “i piccioni vengono allevati per la loro carne” e in provincia di Padova, famosa per la cucina di corte (gallina, faraona, pollastro ecc), “rimase storica la diatriba tra Breganze e Torreglia per chi potesse tra i due usare il nome di Torresano per i piccioni allevati nelle colombare di torre e si finì davanti a un giudice che salomonicamente risolvette il caso riconoscendo a tutte e due le cittadine la facoltà d’uso del titolo di torresano”. Dopo un excursus storico-letterario sul piccione, ricordando anche la “Clizia” di Machiavelli o i presunti poteri afrodisiaci in epoca medioevale, Ciambetti conclude rilevando che se Cracco ha cucinato “come penso, un piccione di allevamento, non vedo perché denunciarlo”.