NAPOLI: CORSO PER PASTICCERI VEGANI
Un buon dolce senza latte, burro e uova? Arriva a Napoli il corso per pasticcieri vegani, per andare incontro alla richiesta crescente di persone che hanno deciso di sposare un’alimentazione senza alcun derivato di tipo animale. A organizzare il corso per aspiranti pasticcieri vegani è la scuola dell’Aciief, scuola di formazione professionale di Napoli. La direttrice Dolores Cuomo ha spiegato che la scelta di inserire un corso del genere “Va nella direzione di fornire agli allievi quel qualcosa in più che caratterizza il nostro modo di intendere la formazione professionale”. Ed è possibile, assicura, preparare dolci senza fare ricorso a ingredienti di derivazione animale. “Un bravo pasticciere specializzato in cucina vegana – ha aggiunto – deve avere una conoscenza vasta e approfondita delle farine, da quella di riso a quella di ceci”. Accanto al corso per pasticceri vegani, Aciief propone anche in corso per dolci “a impatto glucosio zero”, destinato ai palati delle persone con diabete. (Ansa)
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FRANCIA: CURE OMEOPATICHE IN ALLEVAMENTI ANIMALI
Per le vaches Bichette, Fantaisie e le altre compagne di fattoria è tempo di mungitura. Siamo nella Francia centrale e per il proprietario René Morane è anche il momento di somministrare un balsamo a base di olii essenziali di geranio per combattere la proliferazione di batteri sulle mammelle delle sue mucche da latte. L’obiettivo è mantenerle in piena salute utilizzando metodi naturali. Se la salute nasce dalla tavola, è bene che i prodotti alimentari non siano contaminati dai farmaci chimici somministrati nel corso delle varie tappe del ciclo di allevamento. Per questo nelle fattorie francesi hanno fatto la loro comparsa prodotti veterinari basati sull’omeopatia, l’erboristeria e l’aromaterapia, ramo della fitoterapia che utilizza gli olii essenziali, le sostanze volatili fortemente odoranti delle piante. E anche se a prima vista non sembrano scelte consolidate in una fattoria, cercando di introdurre abitudini più organiche René ha deciso di adottare le nuove tecniche per tenere sotto controllo germi e batteri nocivi rafforzando il sistema immunitario dei suoi animali. “Abbiamo rivoluzionato l’intero approccio produttivo della fattoria, sia in rapporto agli insetti sia in rapporto alla produzione di foraggio. Non si tratta di un solo elemento ma di tutto l’insieme delle attività di allevamento, interamente al servizio degli animali”, confessa con l’aria un po’ trasognata il buon René. “Ciò mi permette di lavorare felice e se sono felice con gli animali, loro lo sono con me”. Ma non si tratta solo di simpatie e simbiosi bucoliche. A pochi chilometri di distanza, Dominique Viallard, strofina olii essenziali sulla schiena dei suoi vitelli per irrobustirne la fibra. L’ex piazzista di fertilizzanti chimici sa quello che sta facendo. “Ero ben conscio dei pericoli e dei danni. I prodotti chimici non scompaiono quando arrivano nel vostro piatto”, ricorda Dominique. “Naturalmente utilizziamo anche prodotti allopatici quando arriviamo al limite dell’efficacia di omeopatia e aromaterapia. Ma utilizzando appena possibile i trattamenti bio limitiamo il prodursi del fenomeno della resistenza agli antibiotici”, conclude.
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CALIFORNIA: MANGIMI PER ANIMALI DA SCARTI ALIMENTARI
In California per gli studenti dell’Università di Stanford gli avanzi di una colazione, di una merenda o di un pranzo non andranno più sprecati ma saranno subito riutilizzati per produrre mangimi per animali. Con il nuovo anno accademico verrà infatti impiegato un nuovo sistema per il trattamento dei rifiuti, gestito dalla compagnia Safe (Sustainable Alternative Feed Enterprises), in grado di riciclare il cibo buttato per ottenere, appunto, alimenti per animali, acqua e componenti per la produzione di biocarburanti. Il sistema consiste nello smistamento degli avanzi alla fonte, nella raccolta e nel trasporto degli scarti in veicoli e contenitori speciali. Circa il 90% dei materiali raccolti una volta trattati producono tre beni: mangime secco per animali tra cui cani, maiali, polli e pesci (36,9% carboidrati, 26,3% FOG-grasso, olio e unto, 20,8% proteine, 6,3% fibre, 6,2% ceneri grezze, 3,5% minerali); acqua (200 galloni di acqua dolce per una tonnellata di rifiuti; 25 galloni di FOG (prodotto da una tonnellata di rifiuti). Ogni tonnellata dei mangimi prodotti, come spiega Safe, sostituisce una tonnellata di mais attualmente usato in altri mangimi e consente di risparmiare oltre 1.000 tonnellate di acqua che sarebbe stata utilizzata per l’irrigazione. Louie Pellegrini, alto funzionario della Safe, spiega allo Stanford Daily che “è un’alternativa meno costosa rispetto al compostaggio e ai digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti e costa 1/3 in meno. Inoltre genera un profitto 4 volte maggiore”. Michael Rohrs, direttore servizi di supporto presso Stanford, spiega che “non si risparmierà subito con questo nuovo processo, ma si avranno bollette più basse in futuro”. Come si legge sul sito di Safe, ogni anno il mondo butta 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile e quasi 1/3 della produzione alimentare finisce in discarica; Creg Shaffer, presidente della compagnia, ribadisce che “il cibo non debba essere sprecato se può servire a nutrire una persona o un animale“. Safe sottolinea che questo sistema di trattamento è modulare e in grado di elaborare da poche a diverse centinaia di tonnellate al giorno di scarti alimentari. (Ansa)