AGGIORNAMENTO DEL 23 SETTEMBRE 2015 – ENPA: L’ISPRA CONFERMA FALLIMENTO POLITICHE SU CINGHIALI
AGGIORNAMENTO DELLE 23.28: ISPRA, NOTEVOLE INCREMENTO CINGHIALI, CRESCIUTI DI MEZZO MILIONE IN 15 ANNI
C’è stato un notevole “incremento” del numero dei cinghiali: si è passati da circa 500 mila esemplari nel 2000 a oltre un milione nel 2015. Così il direttore generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Stefano Laporta in audizione in commissione Ambiente del Senato sull’emergenza cinghiali. E’ per questo, prosegue, che “in alcune regioni è diventato un problema grave. L’espansione è attribuibile all’azione dell’uomo”; questo porta “rischi a incolumità pubblica e minaccia la biodiversità”. ”Spesso è carente la gestione dell’amministrazione pubblica”, aggiunge Laporta per il quale serve ”una riduzione drastica del numero di cinghiali usando tutti gli strumenti consentiti dalla norma”. I punti principali su cui intervenire dovrebbero essere: amministrazione, parchi e aree protette, agricoltori, cacciatori, mondo ambientalista. Tra le azioni, ”blocco dell’inserimento di ulteriori cinghiali sul territorio nazionale, risolvere le problematiche delle aree protette” per le quali basterebbe ”applicare il manuale con le linee guida”. ”Le massime criticità – osserva in riferimento alle aree protette – sono l’assenza di strategie e la mancanza di decisioni per gli enti gestori”. Laporta ricorda come si potrebbero migliorare alcuni ”aspetti sanitari” della norma; tanto che per esempio, secondo l’esperto dell’Ispra Piero Genovesi, alcune aree protette non riescono a trattare ”in modo corretto” dal punto di vista sanitario sia gli animali vivi che le carcasse. Infine per Laporta serve ”una gestione continua e attenta tutto l’anno”. (Ansa)
POST ORIGINALE DELLE 8.26 DEL 22 SETTEMBRE
Prevista stamattina in Senato una riunione “informale” sui cinghiali, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali. L’Ente Nazionale Protezione Animali ha inviato un documento tecnico in cui elenca una serie di azioni concrete per intervenire efficacemente nella gestione della specie. “A dichiarare fallimentare il ricorso agli spari ogni qualvolta si presenti una presunta emergenza è stato il Governo stesso, con una specifica risoluzione che sottolinea quanto siano state dannose l’attività venatoria e quella di controllo numerico con l’ausilio di armi. Attività – spiega Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica Enpa – che vengono promosse senza avere dati certi, a parte le stime degli cacciatori, e in risposta a situazione dichiarate allarmisticamente e infondatamente emergenziali. Occorre invece voltar pagina e agire sulle vere cause delle presunte sovrappopolazioni, a partire da censimenti rigorosi e attendibili, realizzati cioè con metodo scientifico”. Ecco i sei punti principali del documento tecnico Enpa.
1. Divieto nazionale di ripopolamento.
2. Lotta al commercio illecito.
3. Controlli a tappeto su tutti gli allevamenti da cui troppo spesso “fuggono” degli esemplari.
4. Divieto di allevamento di suidi allo stato brado per evitare ibridi
5. Controlli stringenti nei ristoranti e nelle sagre di paese per contrastare il mercato nero della carne di cinghiale.
6. Corretta informazione nei riguardi dei cittadini.
Sono solo alcune delle azioni proposte dal documento tecnico di Enpa, che prevede anche il ricorso a metodi ecologici e la rivalutazione della figura del lupo (anch’esso vittima di una gogna senza precedenti) come predatore. I punti ricalcano quelli del documento tecnico-strategico che l’associazione aveva inviato alle Regioni italiane poco più di un mese fa, ne abbiamo parlato qui su 24zampe. Non è infatti la prima volta che affrontiamo la “questione cinghiali”, ne abbiamo già parlato qui, qui e qui.
“La Protezione Animali rimane a disposizione delle istituzioni, auspicando che finalmente vi sia un confronto su questi temi che riguardano tutte le associazioni portatrici di interessi pubblici – conclude Andrea Brutti -. Allo stesso modo ribadiamo la necessità di evitare il ricorso agli abbattimenti, ovvero alla politica seguita per oltre 20 anni in tutta la gestione faunistica, che non ha mai prodotto alcun risultato. E’ giunto il momento di voltare finalmente pagina e di affrontare seriamente tutta la materia senza il ricorso al mondo della caccia, primo responsabile, con la politica dei ripopolamenti, di grandi squilibri ambientali”.