C’è l’Aquila del Bonelli. C’è il Capovaccaio. Ci sono il Lanario, il Pellegrino, l’Aquila reale. Specie particolarmente rare, e dunque protette, sono da anni vittime del commercio illegale di rapaci in Sicilia. I piccoli vengono ancora oggi prelevati dai nidi e venduti sui mercati europei o, ancora più lucrosi, su quelli mediorientali: una piccola fetta, ma pur sempre una fetta, del giro di affari globale del mercato illegale di “natura”, che ha raggiunto i 23 miliardi di dollari all’anno (quasi 21 miliardi di euro).
Per questa ragione il Wwf, che da anni in Sicilia sta cercando di contrastare il fenomeno con i colleghi della Lipu, del Gruppo Tutela Rapaci e gli agenti del Corpo forestale dello Stato, ha promosso uno specifico progetto Life insieme alla Regione Sicilia e ai suoi Dipartimenti Ambiente e Foreste e con la collaborazione del Grefa (Grupo de Rehabilitacion de la Fauna Autoctona y su Habitat, partner spagnolo di rinomata esperienza). L’obiettivo è di applicare un’attenta vigilanza del territorio, in particolare delle aree comprese nella Rete Natura 2000 che ancora ospitano le specie `bersaglio´ e svelare alcuni importanti aspetti ancora sconosciuti della loro vita.
“Per decenni – spiega l’associazione ambientalista in una nota – le popolazioni di queste specie sono state oggetto di interesse da parte di collezionisti e commercianti senza scrupoli, tanto che tutte queste specie sono a serio rischio con poche decine di coppie ormai presenti di Aquila del Bonelli, 5-6 coppie di Capovaccaio, non più di 60-70 coppie di Lanario in tutto il vasto territorio siciliano. L’Aquila del Bonelli, uno dei rapaci più rari del Mediterraneo, è ormai presente solo in Sicilia con 20-30 coppie ed è in questo territorio che si svolge la sfida perché l’Italia ne conservi una popolazione vitale.
L’isola è anche fondamentale per il Capovaccaio che altrove ha visto ridursi drasticamente gli spazi vitali non contando più di 3-4 coppie in tutta la penisola e 5-6 in Sicilia”.
Questi animali sono stati quasi portati all’estinzione dallo stravolgimento dei loro habitat, dalle modifiche radicali che ha subito il territorio: il prelievo dei piccoli dai nidi rischia di dare la botta finale, di portarli all’estinzione anche perché un pulcino sul mercato illegale può fruttare anche decine di migliaia di euro. “Proprio le prime attività promosse sul campo in queste settimane e preliminari allo sviluppo del progetto europeo che dovrebbe partire a settembre stanno dando i primi frutti e le prime soddisfazioni”, dice il Franco Andaloro, delegato del Wwf Italia per la Sicilia. “Nel portare avanti con i colleghi del Gruppo Tutela Rapaci l’attività di monitoraggio e sorveglianza delle ultime coppie di Capovaccaio ancora presenti in Sicilia si sono ad oggi contate almeno 5 coppie nidificanti con 8 piccoli involati o prossimi a farlo, un bel successo e un bel punto di partenza per questo nuovo progetto”. (Kronos)