Cresce la presenza di lupi in Italia, sono nel 25% del territorio

La presenza del lupo in Italia è aumentata: ha recuperato parte della sua popolazione negli ultimi 40 anni, riuscendo a occupare tutto l’Appennino e raggiungendo sia le Alpi occidentali che quelle centro-orientali, con una presenza diffusa su un quarto del nostro Paese. E’ quanto emerge dal convegno “Verso un Piano nazionale di monitoraggio del lupo”, organizzato dall’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) a Roma. Dal 2006 al 2012 – viene spiegato – “la popolazione di lupo occupava il 18,04% del territorio nazionale; dati preliminari relativi al periodo 2012-2018 indicano che la proporzione è cresciuta al 23,02%. Il declino è proseguito fino agli anni ’70”, poi è cresciuta negli ultimi 40 anni.

SUL NUMERO COMPLESSIVO C’E’ ANCORA INCERTEZZA

Da un recente campionamento viene riportato che nelle Alpi sono presenti “47 branchi, 6 coppie e un individuo solitario e un numero minimo di 293 individui” (dati progetto Wolfalps). Per il resto del territorio esistono due stime che però hanno “un elevato grado di incertezza. La prima, a scala nazionale, riporta 1580 animali; la seconda, un valore complessivo per il territorio italiano compreso tra un minimo di 1269 individui ed un massimo di 1800”.

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I DANNI DEL LUPO: INDENNIZZI PER 1,5 MILIONI L’ANNO

In cinque anni, dal 2010 al 2015, i lupi hanno causato danni per 2.590 prede ogni anno e indennizzi per 1.439.308 euro all’anno. I dati sono il risultato di una ricognizione dell’Unione zoologica italiana (15 regioni, 2 province autonome e 9 parchi nazionali), presentati oggi al convegno dell’Ispra a Roma. L’obiettivo è riuscire a raccogliere “dati standardizzati per tutto il territorio interessato dalla presenza della specie su distribuzione e abbondanza, prevalenza dell’ibridazione con il cane domestico, diffusione dei danni agli animali domestici, applicazione ed efficacia dei metodi di prevenzione degli impatti”.

IN TOSCANA L’IBRIDAZIONE CON IL CANE ARRIVA AL 50%

Tra le principali minacce alla conservazione della popolazione del lupo c’è “la mortalità di origine antropogenica, per le quali mancano stime attendibili dell’impatto complessivo; bracconaggio; incidenti stradali; malattie trasmesse da animali domestici; l’ibridazione con il cane che mette a rischio il patrimonio genetico del lupo; il generale conflitto con le attività antropiche”, i danni all’allevamento. Mentre sull’ibridazione – viene spiegato – “dal 2002 ad oggi il personale del Laboratorio dell’area per la genetica della conservazione dell’Ispra ha analizzato il dna estratto da più di 13.500 campioni biologici”, da cui è emerso che su “più di 2mila genotipi unici l’8-13% presentava tracce di ibridazione”; in alcune aree del Paese, come la Toscana, si registra “un picco di ibridazione che interessa il 25-33% degli esemplari, arrivando a oltre il 50% nel grossetano, e diversi branchi prevalentemente ibridi”.