Ambientalisti contro il Giappone: no alla “caccia sostenibile” alle balene

AGGIORNAMENTO DEL 15 SETTEMBRE 2018 – L’IWC BOCCIA LE INTENZIONI DEL GIAPPONE

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POST ORIGINALE DEL 12 SETTEMBRE 2018

Le associazioni ambientaliste Wwf, Greenpeace e Ifaw (International Fund for Animal Welfare) esortano i 66 stati membri della Commissione baleniera internazionale (Iwc) ad opporsi fermamente alla proposta del Giappone di istituire un Comitato per la caccia sostenibile alla balena, che consentirebbe ai paesi di stabilire quote di caccia con un semplice voto di maggioranza. I delegati dei 66 paesi riuniti questa settimana (dal 10 al 14 settembre) a Florianopolis, in Brasile, “per prendere decisioni su questioni che potrebbero avere un impatto significativo sul futuro delle balene, sulla caccia ai cetacei e sul ruolo e la capacità di leadership della International Whaling Commission (IWC) in tema di conservazione” rileva il Wwf in una nota spiegando che “la questione più controversa sul tavolo è la proposta ‘way forward’ del Giappone”. Una proposta “sbagliata a livello procedurale” che riporterebbe la Commissione internazionale “ai tempi in cui presiedeva operazioni di caccia alla balena assolutamente insostenibili”, afferma Leigh Henry, direttore della Wildlife Policy, Wwf-Us. Questa proposta, sottolinea il Wwf, minerebbe di fatto la moratoria sulla caccia alle balene oggi in vigore. Un’altra proposta che potrebbe diventare controversa durante i negoziati, prosegue l’associazione ambientalista, riguarda la cosiddetta “caccia di sussistenza” da parte degli aborigeni. Il Wwf ne riconosce la necessità “per il consumo locale, se gestita con criteri scientifici che non mettano a rischio le popolazioni di cetacei, ma i paesi non dovrebbero bypassare la Commissione, indebolendo l’Iwc e il suo ruolo”, ha dichiarato Aimee Leslie, Wwf Global Cetacean Bycatch Lead. Il meeting IWC discuterà anche una serie di altri temi, tra cui una proposta per creare un Santuario per i cetacei nell’Atlantico meridionale, risoluzioni su problemi legati alla presenza di reti fantasma, sull’inquinamento acustico e sui servizi ecosistemici. (Ansa)