“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, affermava Albert Einstein. Meglio dunque correre ai ripari, devono aver pensato in Giappone, dove sono stati creati i primi droni “impollinatori”. Grandi come colibrì, volano delicatamente di fiore in fiore rubando il polline con la loro pancia pelosa, proprio come fanno api e farfalle. Sviluppati all’Istituto nazionale di scienze e tecnologie industriali avanzate (Aist) di Tsukuba, questi robot volanti hanno una struttura piuttosto grezza e sono ancora telecomandati dall’uomo, ma in futuro, grazie a Gps e intelligenza artificiale, potranno volare autonomamente, formando sciami capaci – forse – di rimpiazzare i veri insetti impollinatori sempre più a rischio estinzione. Per giungere a questo risultato, i ricercatori giapponesi sono partiti da dei comunissimi droni a quattro eliche acquistati online. Per trasformarli in veri e propri impollinatori è bastato applicare sul fondo una striscia pelosa, prodotta con il crine di cavallo di un pennello: le setole sono state poi ricoperte con un particolare gel appiccicoso simile ad un adesivo attacca-e-stacca, che permette di prelevare il polline da un fiore per poi rilasciarlo sul fiore successivo. Con un po’ di pratica, i ricercatori sono riusciti a telecomandare i droni in modo che sfregassero delicatamente le loro setole sullo stame di un giglio raccogliendone i granuli di polline. Nel video sotto, tratto da Sciencemag, si può vedere il volo e la fase di impollinazione. Sempre durante i test si è potuto osservare che il gel adesivo, colpito dalla luce, si mimetizza con l’ambiente circostante, riducendo il rischio di un attacco da parte di eventuali animali predatori. Nonostante l’impegno dei ricercatori giapponesi, il lavoro di impollinazione svolto dagli insetti è assai più complesso, fanno notare gli esperti. Un’ape sceglie autonomamente se un fiore è adatto o meno a dare o ricevere polline e si coordina con un team di altre api, compiti affinati in milioni di anni di evoluzione. La strada imboccata è dunque lunga. Ma gli scienziati sembrano coscienti anche di un altro limite del loro drone: non può fare il miele. (nelle foto sopra e sotto il drone dell’Aist)
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