A Roma il primo “ivory crush” in Italia: distrutta mezza tonnellata d’avorio

Italy's Minister of Environment Gian Luca Galletti (R) is helped during the first public ivory crush in the country on March 31, 2016 in Rome’s ancient Circus Maximus. The Italian Ministry of Environment and the Italian Forest Police teamed with the American nonprofit organization Elephant Action League destroy almost a ton of seized ivory, including tusks and carved objects, that will be crushed by an industrial stone crusher and then destroyed by a steamroller to be disposed permanently.  / AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI

AGGIORNAMENTO DEL 31 MARZO 2016

Oltre una mezza tonnellata di avorio confiscato e’ stata distrutta oggi a Roma nel corso del primo `Ivory crush´ italiano. Nella cornice del Circo Massimo centinaia di zanne, statuette e oggetti vari in avorio sono stati gettati in una macchina industriale schiacciasassi che riduce praticamente in polvere quello che riceve. A partecipare all’iniziativa alcuni rappresentanti delle istituzioni, tra i quali il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (nella foto Afp/Alberto Pizzoli), i presidenti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, Ermete Realacci e Giuseppe Marinello, l’ambasciatore Usa John Phillips, ma anche personalita’ del mondo dello spettacolo, come Ornella Vanoni, che ha contribuito alla distruzione di avorio con un paio di orecchini che aveva acquistato parecchi anni fa. Paesi come gli Stati uniti, la Cina, la Francia, il Belgio, le Filippine, il Kenia il Gabon e l’Etiopia hanno gia’ pubblicamente distrutto, interamente o parzialmente, i loro stock di avorio. «Al ministero stiamo predisponendo un provvedimento per vietare in Italia anche il commercio legale di avorio» ha annunciato Galletti. «E’ provato che il commercio di avorio finanzia il terrorismo – ha sottolineato il ministro – che questo traffico, illegale ma anche legale, va a beneficio dei commercianti d’armi e a finanziare le guerre in Africa. L’iniziativa, organizzata dall’«Elephant Action League», con il sostegno del ministro dell’Ambiente e del Corpo forestale dello Stato, intende lanciare un chiarissime messaggio contro il bracconaggio che uccide cento elefanti al giorno, 35mila ogni anno. “Ogni quindici minuti – ha continuato Galletti – muore un elefante e se continua cosi’ la specie si estinguera’ fra pochi anni. E’ un dovere morale dell’Unione europea, che commercializza un terzo dell’avorio a livello mondiale, prendere una posizione forte contro il massacro di questi animali. Oggi lo facciamo in maniera dimostrativa distruggendo l’avorio confiscato, ma lo faremo in maniera piu’ forte applicando quella che e’ la direttiva dell’Unione europea, ovvero il piano di azione contro l’uccisione di elefanti e la commercializzazione illegale dell’avorio. Lo faremo anche – ha concluso il ministro dell’Ambiente – con la cultura perche’ nessuno di noi dovrebbe avere oggetti di avorio in casa». (AGI)

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POST ORIGINALE DEL 30 MARZO 2016

All’inizio del XIX secolo in Africa vivevano circa 25 milioni di elefanti. All’inizio del XX secolo ne erano rimasti 5 milioni. Oggi si stima che, in tutto il continente africano, rimangano circa 350mila elefanti, ma con un tasso di 35mila elefanti uccisi ogni anno per il loro avorio, la loro fine è vicina. Il traffico d’avorio ha anche un costo umano con centinaia di persone uccise o ferite negli scontri tra forze dell’ordine e cacciatori di frodo, migliaia incarcerate o spinte verso altre forme di crimine. Dietro, c’è corruzione a tutti i livelli, riciclaggio di denaro sporco e molte armi: un traffico che finisce anche per finanziare reti criminali internazionali, trafficanti di esseri umani, milizie e organizzazioni terroristiche. Anche Papa Francesco, durante la visita in Africa, ha detto che “nel contesto delle relazioni economiche tra gli Stati e i popoli non si può omettere di parlare dei traffici illeciti che crescono in un contesto di povertà e che, a loro volta, alimentano la povertà e l’esclusione”, ne abbiamo scritto qui su 24zampe.

LA CERIMONIA DELL’IVORY CRUSH

Con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi di tutto il mondo, molti Paesi hanno simbolicamente distrutto l’avorio confiscato negli anni durante cerimonie pubbliche, dette «ivory crush», nelle più importanti città del mondo. Tra i Paesi che finora hanno distrutto pubblicamente i propri stock di avorio ci sono Stati Uniti (già due volte), Cina, Francia, Belgio, Filippine, Kenya (nella foto Afp/Carl De Souza, Kitili Mbathi, direttore del Wildlife Service del Kenya), Gabon ed Etiopia. Un’azione simbolica che si è trasformata in movimento che ora arriva in Italia con il primo “Ivory Crush” nel nostro Paese, previsto il 31 marzo alle ore 17 a Roma, al Circo Massimo. Il messaggio che l’Italia vuole lanciare è che il traffico illegale di avorio non è tollerato e che il nostro Paese si impegna nella protezione degli elefanti e delle comunità locali africane sfruttate da network internazionali di criminali e trafficanti. La distruzione pubblica a Roma è stata concepita e organizzata dal ministero per l’Ambiente e dalla Ong Eal, Elephant Action League, in collaborazione con il ministero delle Politiche Agricole e Forestali, con l’ufficio italiano Cites e con il Corpo Forestale dello Stato.

LA ELEPHANT ACTION LEAGUE

L’appuntamento al Circo Massimo è composto di tre parti: presentazione dell’iniziativa, distruzione dell’avorio, la conclusione con l’avorio distrutto che verrà portato via per essere smaltito. La macchina utilizzata per distruggere l’avorio è tecnicamente chiamata «Unità Cingolata per Frantumazione Primaria» ed è offerta gratuitamente dalla ditta Impianti Industriali con sede a Dalmine di Bergamo. La Elephant Action League è un’organizzazione non-profit che unisce il mondo della sicurezza di alto livello e dell’intelligence con quello della conservazione ambientale, al servizio della fauna selvatica, delle foreste e delle persone che le proteggono. La sua missione è di combattere i crimini contro la fauna selvatica e le foreste attraverso progetti concreti, innovativi e collaborativi. Tra i suoi fondatori, tutti italiani, insieme con Gilda Moratti e Francesco Rocca c’è Andrea Crosta, co-autore della prima investigazione nel 2010-11 sul traffico illegale dell’avorio da parte del gruppo terroristico somalo Al-Shabaab, che ha cambiato il modo di vedere il problema del traffico d’avorio.

I TRAFFICANTI DI FAUNA SELVATICA

Le investigazioni di Eal sul traffico illegale di avorio includono una ricerca sulle reti criminali che trafficano in Kenya e un’ispezione sotto copertura nel porto di Mombasa, in Kenya. Eal ha recentemente pubblicato il report «Blending Ivory», dopo un’investigazione di 10 mesi in Cina sul traffico di avorio e di corno di rinoceronte. Animale quest’ultimo per il quale il bracconaggio, che prende di mira il corno del rinoceronte, non preoccupa meno di quello che riguarda l’elefante. EAL opera in Africa e Asia, con l’obiettivo di estendere le attività in Centro e Sud America nel 2017. In collaborazione con la Ong italiana `Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights´ Eal ha anche lanciato WildLeaks, la prima iniziativa di «whistleblowing» al mondo dedicata ai crimini contro la fauna selvatica e le foreste, che permette a persone da tutto il mondo di condividere informazioni confidenziali in modo sicuro e anonimo tramite un portale online che utilizza la rete Tor (dark web). (Kronos)